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sabato 30 gennaio 2010

Pericle, Discorso agli ateniesi, 461 a.C.


Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Lettera dello "pseudo" Capriolo Zoppo al Presidente degli Stati Uniti d'America (1854)

Commossi, purtroppo, da un falso:
Il Grande Capo ci manda a dire che desidera comprare la nostra terra. Il Grande Capo ci manda anche parole di amicizia e di buona volontà, e questo è gentile da parte sua, visto che ha ben poco bisogno della nostra amicizia. Prenderemo in considerazione la proposta perché sappiamo che, se non vendiamo la terra, l'uomo bianco potrebbe prendersela con il fucile.
Come si possono comprare il cielo e il calore della terra? Per noi è un'idea strana. Se non possediamo la freschezza dell'aria e lo scintillio dell'acqua, come possiamo acquistarli?
I morti dell'uomo bianco dimenticano la terra dove sono nati quando vanno a camminare fra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai questa magnifica terra, perché essa è parte dell'uomo rosso. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono le nostre sorelle; il cervo, il cavallo, la grande aquila...questi sono i nostri fratelli. Le creste rocciose, gli umori dei prati, il calore dei pony e l'uomo...appartengono tutti alla medesima famiglia.
Così, quando il Grande Capo a Washington manda a dire che vuole comprare la nostra terra, chiede molto. Il Grande Capo manda a dire anche che ci farà riservare un posto dove potremo vivere comodamente fra di noi, egli sarà nostro padre e noi i suoi figli. Prenderemo in considerazione la vostra offerta. Ma non sarà facile, perché questa terra ci è sacra Qui e ora faccio di questa la prima condizione...che non ci venga negato il privilegio di recarci a visitare, indisturbati, le tombe degli antenati, degli amici e dei figli.
L'acqua scintillante che scorre nei fiumi e nei torrenti non è semplice acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo la terra, dovete ricordare che è sacra, dovete insegnare ai vostri figli che è sacra e che ogni pallido riflesso nell'acqua limpida dei suoi laghi racconta gli eventi e le memorie della vita della mia gente. Il mormorio dell'acqua è la voce del padre di mio padre.
I fiumi sono nostri fratelli; essi spengono la nostra sete. I fiumi trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri bambini. Se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli...e vostri; dovete quindi trattare i fiumi con la gentilezza che avreste per un fratello.
L'uomo rosso è sempre fuggito davanti all'uomo bianco, come la mutevole bruma dei monti fugge davanti al bagliore del sole. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono suolo consacrato e allo stesso modo sono sacre queste colline, questi alberi, questa porzione di terra. Noi sappiamo che l'uomo bianco non capisce il nostro modo di sentire. Per lui un pezzo di terra è uguale all'altro, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra quello di cui ha bisogno. La terra non è suo fratello, ma il suo nemico e, dopo averla conquistata, la abbandona.
L'uomo bianco si lascia dietro le tombe dei suoi padri e non se ne cura. Ruba la terra ai suoi figli e non se cura. La tomba del padre e il diritto di nascita del figlio vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, alla stregua di cose da comprare, saccheggiare e vendere, come pecore e perline luccicanti. La sua fame divora la terra e la rende un deserto. Io non so. Il nostro modo di sentire è diverso dal vostro. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell'uomo rosso. Ma, forse, l'uomo rosso è un selvaggio e non capisce.
Nelle città dell'uomo bianco non c'è un posto tranquillo, un posto dove ascoltare le foglie che si dischiudono in primavera e il frinire delle ali di un insetto.
Ma, forse, è perché sono un selvaggio e non capisco.
Il frastuono delle vostre città ferisce le nostre orecchie. Cosa rimane della vita di un uomo se non può ascoltare il richiamo solitario del succiacapre o le discussioni notturne delle rane attorno a uno stagno? Io sono un uomo rosso e non capisco.
Gli indiani preferiscono il soffice sospiro del vento sulla superficie dello stagno e l'odore di quel vento, lavato dalla pioggia di mezzogiorno o profumato dalla resina dei pini.
Per l'uomo rosso l'aria è preziosa, perché tutte le cose dividono il medesimo respiro; l'animale, l'albero, l'uomo...dividono tutti lo stesso respiro. L'uomo bianco non sembra far caso all'aria che respira. Come l'uomo che agonizza, non si accorge del proprio fetore.
Ma se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare che per noi l'aria è preziosa, che lo spirito dell'aria è lo stesso della vita che essa sostiene. Il vento che ha dato a mio nonno il primo respiro ha raccolto anche il suo ultimo sospiro.
E se vi vendiamo la nostra terra, dovete mantenerla separata e sacra, un posto dove persino l'uomo bianco possa assaporare la brezza addolcita dalla fragranza dei fiori.
Prenderemo in considerazione la vostra proposta di acquistare la nostra terra. Se decideremo di accettarla, io porrò un'altra condizione: l'uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco nessun altro modo di vivere. Ho visto i bufali marcire a migliaia nelle praterie, uccisi dall'uomo bianco che passava sul treno. Io sono un selvaggio e non capisco come il cavallo di ferro fumante possa essere più importante del bufalo che noi uccidiamo solo per sopravvivere.
Cos'è l'uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l'uomo morrebbe di una grande solitudine dello spirito. Perché tutto quello che accade agli animali presto accade anche all'uomo. Tutte le cose sono collegate.
Dovete insegnare ai vostri bambini che il terreno sul quale camminiamo è formato dalle ceneri dei vostri nonni. Affinché rispettino la terra, dite loro che è ricca delle vite della vostra gente. Insegnate ai vostri bambini quel che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è la nostra madre. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su loro stessi.
Questo noi lo sappiamo: non è la terra che appartiene all'uomo, ma l'uomo alla terra. Questo lo sappiamo.
Tutte le cose sono collegate, some il sangue che unisce i membri di una stessa famiglia. Tutte le cose sono collegate. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. L'uomo non tesse la sua trama della vita, ne è semplicemente uno dei fili. Qualsiasi cosa fa alla tela, la fa a se stesso.
Ma noi prenderemo in seria considerazione l'offerta di andare nella riserva che avete pronta per la mia gente. Vivremo separati e in pace. Ha poco importanza dove trascorrere i giorni che ci restano: non sono molti. I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno conosciuto la vergogna, e da dopo la sconfitta trascorrono le giornate nella pigrizia, ubriacandosi. Ancora qualche ora, ancora qualche inverno e nessuno dei bambini delle grandi tribù, che un tempo abitavano questa vasta terra e che ora si aggirano in piccole bande fra i boschi, sarà lasciato a piangere sulle tombe di una gente una volta potente e piena di speranza come la vostra.
Ma perché dovrei addolorarmi per la scomparsa della mia gente? Le tribù sono fatte di individui, e non sono di loro migliori. Gli uomini vengono e vanno, come onde del mare. E l'ordine della Natura. Perfino l'uomo bianco, che ha parlato e camminato a fianco del suo Dio come amico, non può essere esentato da questo destino. Potremmo essere fratelli, dopotutto. Staremo a vedere.
Una cosa sappiamo, che forse un giorno l'uomo bianco scoprirà...il nostro Dio è lo stesso Dio. Ora voi pensate di possederlo, come volete possedere la nostra terra, ma non potete. Egli è il Dio degli uomini, e la sua compassione è uguale per l'uomo rosso e per l'uomo bianco. Questa terra gli è preziosa e offendere la terra significa mancare di rispetto al suo Creatore.
Anche i bianchi passeranno; forse prima di tutte le altre tribù. Contamina il tuo letto e una notte soffocherai nei tuoi stessi rifiuti.
Ma nel vostro perire, scintillerete vivamente, infiammati dalla forza del Dio che vi ha portati qui e, per qualche speciale motivo, vi ha dato dominio su questa terra e sull'uomo rosso. Un destino che ci è misterioso, perché noi non comprendiamo tutti i bufali uccisi, i cavalli selvaggi domati, gli angoli segreti delle foreste pieni dell'odore di molti uomini e il profilo delle fertili colline deturpato dai fili parlanti.
Dov'è il boschetto? Sparito.
Dov'è l'aquila? Sparita.
La fine della vita è l'inizio della sopravvivenza.
Così prenderemo in considerazione la vostra offerta di comprare la nostra terra. Se acconsentiremo, sarà solo per assicurarci la riserva che promettete. Là, forse, potremo finire di vivere i nostri brevi giorni come desideriamo. Quando l'ultimo uomo rosso se ne sarà andato dalla faccia della terra, quando la sua memoria fra gli uomini bianchi sarà diventata un mito, queste riserve brulicheranno degli invisibili morti della mia tribù. Loro amano questa terra come un neonato ama il battito del cuore della madre.
L'uomo bianco non sarà mai solo. Fate che sia giusto e gentile nel trattare la mia gente, perché i morti non sono privi di potere.
Morti ho detto? La morte non esiste. Solo un cambiamento di mondi!
Se vi venderemo la nostra terra, amatela come noi l'abbiamo amata. Curatela come noi l'abbiamo curata. Conservate nella mente il ricordo di questa terra, così com'è, quando la prenderete.
E con tutta la vostra forza, con tutta la vostra mente, con tutto il vostro cuore, preservatela per i vostri bambini e amatela...come Dio ama noi. Una cosa sappiamo: il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra Gli è preziosa.

lunedì 25 gennaio 2010


Lunedì 25 gennaio 2010


Filosofia morale e "questione animale"

Intervengono:
FILIPPO TRASATTI insegna Filosofia in un liceo milanese. Si occupa di pedagogia libertaria e di formazione nella didattica della filosofia. È stato redattore della rivista “Volontà” ed è attualmente redattore per la sezione pedagogia della rivista “école”, oltre a collaborare da anni con il mensile “A rivista anarchica”. È autore di Lessico minimo di pedagogia libertaria e di Contro natura. Omosessualità, Chiesa e biopolitiche, entrambi pubblicati da elèuthera (2004 e 2008). Per i tipi di Mimesis, sta curando con Massimo Filippi un'antologia di scritti su filosofia continentale e animali dal titolo Nell'albergo di Adamo.

SANDRO ZUCCHI è professore ordinario di Semiotica presso l’Università Statale di Milano. Coordina il Seminario su “Etica e animalismo” della stessa università.

La lezione avrà inizio alle ore 21:00.
Luogo:
MONZA - VIA BORGAZZI, 9 (INGRESSO da VIA ORSINI), presso PRC di MONZA e BRIANZA.

sabato 23 gennaio 2010

Niente più di questo


Lorenzo Gorini

Niente più di questo (proiettato al Milano film festival)
No More Than This
Paese/Country: Italy
Anno Produzione Film: 2009
Formato/Format: MiniDV
Durata/Running Time: 13'
Produttore/Producer Lise: Lorenzo Gorini, Flavio Basso
Sceneggiatura/Screenplay: Lorenzo Gorini, Flavio Basso
Montaggio/Editing: Lorenzo Gorini
Fotografia/Cinematography: Lorenzo Gorini
Sound Editor: Lorenzo Gorini
Musica/Music: Flavio Basso
Cast: Flavio Basso, Laura Gorini
Distribuzione/Distribution:
Sinossi / Synopsis

Svegliarsi la mattina con una ragazza, lavarsi, vestirsi, prendere la macchina, aggiustarsi l'orologio e immergersi nel traffico di Milano, indecisi su cosa ascoltare e dove andare. La giornata di un giovane benestante milanese nella sua immutabile routine, in una regia distratta, è l'anima del film: niente più di questo, appunto, ma con i Velvet Underground la strada si fa terribilmente chiara.
Waking up with a girl, having a shower, getting into the car, fixing your watch, and plunging into the traffic of Milan, undecided about what to listen to or where to go. The core of this film is the unchangeable daily routine of a young wealthy Milanese, described with a distracted look: nothing more than this, as the title says, but with Velvet Underground the way becomes terribly clear.



Note di regia / Director's Statement

Solitamente preferisco che sia lo spettatore a determinare il concetto di una storia, a leggerne il contenuto veicolato dalle immagini ed analizzare i simboli sparsi all'interno della sua struttura spazio/tempo. Subentrare come critico di se stesso all'interno di un ambito così personale come un progetto cinematografico potrebbe essere addirittura egoistico, rischierebbe di rovinare il rapporto che è venuto (o verrebbe) a formarsi tra il film e lo spettatore. Questo film, come ogni altro film, pu˜ essere scomposto in un'infinita serie di sfaccettature, di idee, ed è quindi estremamente complesso determinare ciò che si è voluto o si è cercato di "dire". Posso dire che il tentativo era appunto quello di lasciare al fruitore un'ampia gamma di idee in cui muoversi. Nonostante la sua "fattura" non professionale, la mancanza insomma di una vera e propria organizazzione di produzione, questo film contiene una serie di riferimenti - che possono essere narrativi o visivi - che cercano inizialmente di guidare lo spettatore, di incanalare la sua esperienza, ma poi sfociano in una totale libertà d'interpretazione, attraverso il contrasto netto tra le parti narrative. Un processo dialettico insomma. La lunga sequenza iniziale che segue il lento, quasi inesorabile risveglio del protagonista, tenta di coinvolgere lo spettatore a livello emotivo, e relazionarlo così con l'attore. Il ritmo delle immagini che va via via aumentando, è una sorta di "espediente linguistico", che ha come obiettivo primo il raccontare attraverso le immagini, i suoni, i movimenti. Anche la scelta preponderata di eliminare qualsiasi tipo di dialogo è quindi un tentativo di enfatizzazione la forza comunicativa delle immagini.
prefer the viewer to determine the concept of a story that is presented to him, to interpret the content of images and symbols. To insinuate myself into the reading of something as personal as a film is at best egotistical and at worst risks destroying the necessary rapport between story and the viewer. As in any other film, the story can be broken down into an infinite number of subtleties and complexities that make out what the film is trying to communicate. What i can say is that my intention is to present a wide range of ideas for the viewer to consider. Despite its non-professional technique, the film contains visual, narrative and editing references that attempt to guide the viewer in interpreting what he sees through his own experience. The slow inexorable preparation of the protagonist for the day ahead attempts to involve the viewer emotionally and to allow him to identify with what he sees. The rhythm of the editing increases as the film progresses, in keeping with the deneument, and the total lack of dialogue serves to emphasise the communicative impact of the images.

Lorenzo Gorini

Anno di Nascita/Date of Birth: 1988
Paese/Country: Italy

Biografia/Biography

Lorenzo Gorini nasce a Roma il 14 Maggio 1988. All'età di 8 anni si trasferisce a Milano dove tutt'ora vive. Dopo la scuola media si iscrive al Liceo Artistico dove consegue il diploma nel 2008. Dopo una serie di stage in case di produzioni e lavori di montaggio e post-produzione audio/video presso diversi clienti, scrive e gira Niente più di questo, il suo primo cortometraggio come regista, direttore della fotografia e montatore.
Lorenzo Gorini was born in Rome on 14 May 1988. At the age of 8 his family moves to Milan and Lorenzo completes high school (artistic disciplines) in 2008. After a series of brief apprenticeships in production and post-production companies, Lorenzo writes No More Than This, his first short, as writer, director, cameraman and editor.

Filmografia/Filmography

Niente più di questo, Italy, 2009, cm

Rivista Italiana di Filosofia Analitica

La Rivista Italiana di Filosofia Analitica nasce nel Gennaio del 2010 da un'idea di Ettore Brocca e Leonardo Caffo.

Direzione Redazione:

Ettore Brocca

Leonardo Caffo

Redazione:

Flavio Basso

Giovanni Cinà

Marco Nicolini

La Rivista Italiana di Filosofia Analitica è edita per Lulu (in formato Royal) con un ISBN per ogni volume, l'ISSN pertanto è solo on-line.

Stiamo preparando il numero zero (pilota). La rivista avrà una periodicità semestrale, gli articoli saranno consultabili gratuitamente sul sito.

Il progetto è attualmente in costruzione. Sarà disponibile a breve.

domenica 17 gennaio 2010

Spinoza si è superato.

Fino a qui tutto bene
Rosarno, scontri fra cittadini e immigrati. I cittadini sono quelli che sparano.

(E poi dicono che gli italiani sono uniti solo quando ci sono i mondiali)

Nella cittadina calabrese alcuni extracomunitari sono stati feriti da colpi di fucile. I primi timidi tentativi di integrazione.

Stranieri gambizzati, pestati con spranghe o investiti da auto. Non si placa la protesta della società civile.

La fondazione FareFuturo denuncia: "Gli immigrati svolgono lavori ingrati e massacranti, che gli italiani non vogliono più fare". Come protestare contro le ingiustizie.

Gli immigrati: "Intollerabili le condizioni in cui ci fanno vivere". Possibile che la 'ndrangheta non si possa permettere di meglio?

Fucili, barricate, cassonetti dati alle fiamme, folla armata di bastoni e spranghe; a volte giriamo il mondo e non conosciamo ancora le bellezze dell'Italia.

Fermato dalla Polizia l'uomo che ha sparato in aria: "Guardi, si impugna così".

Panico per la reazione degli extracomunitari: una donna a bordo di una Punto è stata aggredita e salvata solo dall'italica compattezza del mezzo.

Immigrati contro polizia, cittadini contro immigrati, polizia contro cittadini. Eppure ci dev'essere un modo per dare la colpa a internet.

Secondo gli investigatori non c'è stato nessun coinvolgimento della criminalità organizzata: sono stati dei comuni stronzi.

Numerosi i feriti nei violenti scontri tra meridionali ed extracomunitari. Dopo aver visto le immagini molti leghisti sono corsi a chiudersi in bagno.

Ora per molti clandestini il timore è di essere rimpatriati. In una bara.

Maroni: "La polizia era sul luogo degli scontri fin dal primo momento". Con i popcorn.

Secondo Maroni è stata l'immigrazione clandestina ad alimentare il degrado a Rosarno. Certo che si stava da dio finché c'era soltanto la mafia.

(Maroni dà la colpa all'immigrazione clandestina. Tanto valeva darla alla deriva dei continenti)

Il Pd dichiara: "Il ministro riferisca in Parlamento". Ehi, stavolta si sono incazzati sul serio!

Centinaia di africani schiavizzati e ridotti a vivere come bestie, raccogliendo agrumi per pochi euro al giorno. Adesso sapete perché la vostra spremuta ha un sapore strano.

(Pensateci: lavorare quindici ore al giorno per venti euro, senza nessuna tutela, spesso nei campi gestiti delle mafie. Che, tra l'altro, non esistono)

Aggredita una troupe de La vita in diretta, in un sussulto di civiltà.

All'origine dell'episodio la domanda scomoda dell'inviato: "Allora, come vanno i saldi quest'anno?".

Sassi anche contro una troupe del Tg2, senza conseguenze. Quelle saranno aggiunte in post-produzione.

(Sassi contro i tg Rai? E poi dicono che al sud non lottano contro l'omertà)

Sugli scontri Feltri ha titolato polemicamente... no, un momento, ma chi cazzo se ne frega di come ha titolato Feltri!

(A onor di cronaca, il titolo del Giornale è "Hanno ragione i negri". Praticamente un'edizione straordinaria)

Ora gli abitanti di Rosarno stanno tornando alla normalità. Si sa, non è gente abituata a sparare agli sconosciuti.

Il cardinal Bertone si è detto preoccupato per le gravi condizioni di lavoro degli immigrati: le arance poi arrivano tutte ammaccate.

Dura omelia del parroco del paese: "Chi è pronto alla violenza contro i più deboli non venga in chiesa". È giustificato.

"I cristiani aiutino chi sbaglia". Mira.

Maroni: "A poco a poco porteremo la situazione alla normalità". Entro il prossimo raccolto.

(da: Spinoza.it)

venerdì 15 gennaio 2010

Storia di una bistecca. (http://www.mclink.it)

La fettina di vitello, la bistecca alla brace, l'arrosto di maiale.... questi cadaveri programmati come arrivano nei nostri piatti?


Allevamenti intensivi

Negli allevamenti intensivi dei bovini si comincia con la fecondazione artificiale della mucca. Il toro prolifico viene stabulato mentre gli altri tori vengono castrati.
Il vitellino: stabulazione

Quando il vitellino nasce viene separato dalla madre dopo pochi giorni e sistemato in angusti box con
1) pavimentazione artificiale (grigliato di cemento o metallo)
2) illuminazione artificiale 3) ventilazione artificiale
Alimentazione

Resterà nel box fino a 6 mesi cioè fino alla macellazione. Nutrito con latte in polvere ricostituito e privato di complesso B, senza foraggio (fino all'artrofia del rumine), beve acqua deferizzata addizionata con resine a scambio ionico e dolcificata.
Queste pratiche servono a mantenere la carne bianca (poco nutriente) che sarà la ricercata "fettina".
La mucca da latte

Il latte naturalmente destinato al vitello viene consumato da noi.
La mucca viene allevata in BOX sempre con
1) illuminazione artificiale
2) ventilazione artificiale
3) mungitrice meccanica
4) sincronizzazione dei calori con trattamento ormonali che producono poliovulazioni (gli embrioni vengono trapiantati in altre bovine: embriotransfert).
Quando la lattazione diminuisce la mucca viene abbattuta.
Il bovino da latte

Viene riunchiuso in un box angusto da solo o con altri coetanei finchè non sarà macellato.
I suini

Anche i maiali passano la loro breve vita in batteria. I maschi vengono castrati a circa 25 giorni (spesso senza anestesia) per evitare uno sgradevole odore nei prosciutti.
Le scrofe

Le scrofe in gravidanza in alcuni allevamenti CEE sono immobilizzate in box e legate a catena corta.
I polli

Le galline ovaiole vivono la loro vita in gabbie sovraffollate, stimolate da mangimi , ricchi di proteine e ormoni di sintesi, a deporre ininterottamente uova fino a prolasso dell'utero.
Nei capannoni vi è costantemente 1) illuminazione artificiale 2) ventilazione artificiale.
Anche i polli da carne vivono ammassati in batterie fino alla morte.
I pulcini in sovrappiù vengono triturati vivi in apposite macchine per essere trasformati in mangime oppure soffocati in massa in sacchi di polietilene.


Animali tecnologici

Negli allevamenti intensivi , temperatura, alimentazione, farmaci , controlli sono regolati dal computer.
Si parla di "ANIMALI TECNOLOGICI ", di "MACCHINE" perchè non sono rispettati i principi della biologia, della fisiologia, dell'etologia nei confronti degli animali rinchiusi negli allevamenti intensivi.
Il fine unico degli allevatori è esclusivamente la maggior produzione possibile.
Le condizioni di vita innaturali come
l'impossibilità di movimento
la privazione della luce solare
la privazione di un ambiente naturale
la privazione di una vita naturale
producono aggressività, alterazione del comportamento, della sessualità e dell'equilibrio psico-fisico.
Patologie animali

L'alimentazione a base di mangimi composti da farine di carne (anche per gli erbivori), scarti di macellazioni, zuccherifici, oleifici chimicamente inquinati, da riciclaggio di deiezioni, arricchiti da minerali, vitamine sintetiche e additivi chimici puo' provocare patologie: aterosclerosi, ulcere, tumori, anemie, tossicosi, turbe gastro-intestinali, infezioni dismetaboliche.
Per prevenirle o curarle vengono somministrati agli animali farmaci, in particolare antibiotici e cortisonici che aprono la strada ad altre patologie come la peste suina, l'encefalopatia spongiforme dei bovini, la tubercolosi, la brucellosi , l'idatidosi (le ultime tre sono zoonosi cioè malattie trasmissibili all'uomo).


Pratiche, tecniche e strumenti di tortura

Contenzione per tenere immobilizzati gli animali si usano:
torcilabbro per i cavalli
mordecchia per i tori
anelli nasali per i tori
bloccamuso per i suini
Identificazione per riconoscere gli animali si usano:
marche auriculari
marcature a fuoco o azoto liquido
pinze a trancia per numerare le orecchie.
taglio delle corna
nel vitello si usa la causticazione chimica.
nei tori si usano anelli dolorosi alla base del corno oppure seghe elettriche o a filo.
taglio dei denti
si pratica nei suini per evitare che si mordano (con seghe o tenaglie).
repressione dell'aggressività
debeccaggio dei polli e occhiali di plastica per polli per impedire il cannibalismo.
castrazione del maialino.


Trasporti

I viaggi
Se in alcuni allevamenti industriali gli animali vengono macellati sul posto, in molti casi sono soggetti a commerci, compravendite, mostre, quindi a spostamenti mediante brevi o lunghi viaggi da nord a sud, da est a ovest, per essere uccisi in paesi diversi e lontani da luoghi di origine.
Carichi di farmaci e di stress,trascinati via dall'allevamento al veicolo e imprigionati in camion, treni, aerei, navi partono per viaggi anche di settimane subendo nuovi stress, traumi, lesioni, ferite, malattie e morte.
* le specie più suscettibili di sofferenza sono: equini, suini, pollame, bovini giovani, bovini adulti, caprini.
* nei suini il 70% dei decessi avviene per shock cardiogenico e nei polli per collasso cardiocircolatorio.

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Principali cause di sofferenza


Spostamento, carico e scarico
modi bruschi e violenti del personale fino a bastonate violente sui garretti,sugli stinchi, sugli occhi e sul naso (proibite dalla legge)
rampe ripide e sdrucciolevoli
cadute
densità di carico
sovraffollamento, sottoaffollamento, prolungata stazione eretta
modalità di viaggio
pavimento difettoso
stabbi sprovvisti di lettiera
guida negligente, accelerazioni, frenate
eccessiva durata del viaggio
rumori, vibrazioni
fattori metabolici
mancata e/o insufficiente abbeverazione e alimentazione
fattori ambientali
sbalzi di temperatura
insufficiente ventilazione
gas nocivi
Fiere e mercati

Sono luoghi in cui gli animali allevati (quasi un miliardo di capi all'anno in Italia), provenienti da tutte le zone del nostro paese, a fine carriera,vengono esposti, contrattati e poi ritrasportati a vari mattatoi.


Macellazioni

Avvio
L'avvio alla morte e l'attesa nei recinti sono momenti di grande sofferenza spesso aggravata da mezzi e modi violenti da parte del personale (calci, bastonate, uso di pungoli elettrici) per bovini, suini, ovini e ancor più massacranti per polli e conigli che viaggiano in gabbie anguste le quali spesso cadono pesantemente. Immobilizzazione
Poi c'è l'immobilizzazione degli animali con mezzi meccanici nei macelli industriali e con mezzi manuali nei casi di mattazione familiare.
Stordimento

Lo stordimento è la pratica fondamentale per evitare all'animale la coscienza e il dolore della morte.
La legge prevede per lo stordimento:
a) la pistola a proiettile captivo per bovini,equini, bufalini, ovini e in parte suini
b) l'elettronarcosi per suini, ovini e caprini
Iugulazione

Subito dopo la stordimento deve essere eseguita la iugulazione cioè il taglio che interrompe l'affluso del sangue al cervello.

Sofferenza, paura, angoscia

Ma è ovvio che in tutte queste fasi la sofferenza, paura e angoscia non possono essere eliminate totalmente.
Esistono deroghe più o meno legali come per la macellazione familiare degli ovini in particolare degli agnelli e per la macellazione rituale in cui la iugulazione secondo i riti islamico e ebraico avviene senza stordimento.
Effetto carni

La carne dopo la macellazione è infestata dai batteri in putrefazione.
Lo stress prolungato, la paura degli animali vivi producono sulle loro carni "macellate" notevoli quantità di adrenalina.
Nelle carni passano sostanze tossiche: residui di pesticidi, antibiotici, ormoni, metalli e additivi chimici.
Quindi si tratta di cadaveri di animali malati e inquinati.
Anche nel latte si trovano egualmente residui di farmaci e ormoni, spesso fluoruri e stronzio 90.
Il cibo "prelibato", il famoso "patè de fois gras" non è altro che un fegato malato.
Anatre ed oche sono costrette a mangiare 1300 grammi di granoturco, tutti i giorni, per un periodo di un mese (come se un uomo fosse forzato a mangiare più di 12 Kg di spaghetti).


La pesca

Guerra al mare
10 miliardi di animali pescati ogni anno in Italia.
6 milioni di quintali di pesce importati dall'estero.
Crostacei, aragoste, balene, delfini, tonni, pesci di ogni tipo e misura trasportati vivi, surgelati o inscatolati in tutto il mondo: questa è l'industria della Pesca.
"Flotte da pesca"

Ogni paese che si affaccia sul mare trae gran parte della propria ricchezza dal mare, ma oggi con mezzi sempre più sofisticati e pericolosi.
La pesca intensiva usa sistemi distruttivi di varie specie animali: ad es. in Giappone le enormi reti pescano oltre ai pesci, milioni di uccelli e animali marini.
La "flotta italiana"

Nel nostro paese nel Mar Ligure e nel Mar Tirreno la reti pelagiche lunghe decine di chilometri e alte circa 30-40 metri colpiscono, oltre ai pescispada, anche delfini, tartarughe, capidogli e persino balene (che vengono trovati mutilati delle pinne e della coda), nonchè esemplari giovani di molte altre specie ittiche, nonostante le proteste di ambientalisti e animalisti.
In Sicilia persiste la tradizionale e sanguinaria mattanza dei tonni che vengono uccisi in un angusto spazio d'acqua.
La sofferenza e l'atroce morte dei mammiferi marini e dei pesci di grossa mole non ci deve far dimenticare la stupida e crudele pesca sportiva e tutte le agonie dei pesci presi all'amo o con le reti per scopi commerciali o ludici.
Anche i pesci soffrono il modo migliore per evitare l'agonia è la surgelazione subito dopo la pesca.
Acquacoltura

L'acquacoltura tende a fare della pesca ciò che si fa con i vitelli: un allevamento programmato di merce viva da cui trarre il massimo del profitto, stimolandone l'aumento di peso e la proliferazione.

mercoledì 13 gennaio 2010

UAAR e Libera Uscita donano alla biblioteca Isolotto. (Repubblica)



Cliccate sul JPG per ingrandirla.

"Il mistero della nascita del linguaggio." (Book)


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Il libro è acquistabile nella versione e-book e nella versione cartacea da qui/qui e da qui/ qui.
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Eccolo su Google Libri, è già su Amazon/2.

La scheda aNobii è qua. Inoltre è acquistabile anche da qui/qui/qui/qui o da qui/qui/qui e in giro per il web in tanti altri portali.

In libreria può essere ordinato. Qui, per chi volesse prenderlo in prestito da una biblioteca.

Alla pagina "pidgin" su wikipedia è inoltre segnalato come lettura consigliata.

UN APPROCCIO POLITICO ALLA "QUESTIONE ANIMALE".


Partito dei Comunisti Italiani e Partito della Rifondazione Comunista promuovono un ciclo di lezioni contro ogni forma di sfruttamento:

COMPAGNI ANIMALI!
UN APPROCCIO POLITICO ALLA "QUESTIONE ANIMALE".

Programma

Lunedì 18 gennaio 2010
Introduzione: definizione e concetti
Massimo Filippi

Lunedì 25 gennaio 2010
Filosofia morale e "questione animale"
Sandro Zucchi e Filippo Trasatti

Mercoledì 3 febbraio 2010
Il marxismo, la Scuola di Francoforte e gli
animali
Marco Maurizi

Lunedì 8 febbraio 2010
Visione di filmati
Aldo Sottofattori

Le lezioni avranno inizio alle ore 21:00.
Luogo degli incontri:
MONZA - VIA BORGAZZI, 9 (INGRESSO da VIA ORSINI), presso PRC di MONZA e BRIANZA.

MASSIMO FILIPPI è neuroscienziato. Da anni, si occupa della "questione animale" da un punto di vista filosofico e politico. Ha curato l'edizione italiana dei seguenti volumi: Charles Patterson, Un'eterna Treblinka. Il massacro degli animali e l'Olocausto, Editori Riuniti, 2003, Chris De Rose, A muso duro. Da attore ad attivista per i diritti animali, Edizioni Cosmopolis, 2003 (in collaborazione con A. Galbiati), Tom Regan, Gabbie vuote. La sfida dei diritti animali, Sonda, 2005 (in collaborazione con A. Galbiati), Jim Mason, Un mondo sbagliato. Storia della distruzione della natura, degli animali e dell'umanità, Sonda 2007 e Ralph R. Acampora, Fenomenologia della compassione. Etica animale e filosofia del corpo, Sonda 2008 (in collaborazione con M. Maurizi). È redattore della rivista «Liberazioni» e collabora con le riviste «Lo Straniero», «école», e «Amnesia vivace» (online) e con il quotidiano «Liberazione». Per i tipi di Mimesis, sta curando con Filippo Trasatti un'antologia di scritti su filosofia continentale e animali dal titolo Nell'albergo di Adamo e per i tipi Ombre corte ha in corso di pubblicazione il saggio intitolato Ai confini dell'umano. Gli animali e la morte.

FILIPPO TRASATTI insegna Filosofia in un liceo milanese. Si occupa di pedagogia libertaria e di formazione nella didattica della filosofia. È stato redattore della rivista “Volontà” ed è attualmente redattore per la sezione pedagogia della rivista “école”, oltre a collaborare da anni con il mensile “A rivista anarchica”. È autore di Lessico minimo di pedagogia libertaria e di Contro natura. Omosessualità, Chiesa e biopolitiche, entrambi pubblicati da elèuthera (2004 e 2008). Per i tipi di Mimesis, sta curando con Massimo Filippi un'antologia di scritti su filosofia continentale e animali dal titolo Nell'albergo di Adamo.

MARCO MAURIZI, laureato in Filosofia presso l’Università di Roma «Tor Vergata» dove ha anche conseguito il titolo di dottore di ricerca in Filosofia. Come assegnista di ricerca presso l’Università di Bergamo, ha lavorato a un progetto di antropologia negativa e di epistemologia delle scienze sociali. Ha pubblicato Adorno e il tempo del non identico, Jaca Book, 2004, La nostalgia dell’assolutamente non-altro, Rubettino, 2008 e diversi articoli di critica della cultura. Come traduttore ha curato l’edizione italiana di un inedito di G. Lukàcs, Coscienza di
classe e storia. Codismo e dialettica, Alegre, 2007 e, in collaborazione con Massimo Filippi, Ralph R. Acampora, Fenomenologia della compassione. Etica animale e filosofia del corpo, Sonda 2008. È co-fondatore e redattore delle riviste «Liberazioni» (www. Liberazioni.org) e «Amnesia vivace (online –
www.amnesiavivace.it ).

ALDO SOTTOFATTORI, Laureato in Sociologia e in Scienze Politiche. Attivista comunista a partire dal 1970, ha ricoperto ruoli direttivi nelle sezioni di Ivrea e dell'Olivetti fino al 1980. Impegnato in organismi del sindacato (FIOM negli anni '70), rimane nel partito fino all'anno della svolta (1989). Sensibilizzatosi alla "questione animale", nel 1999, fonda un gruppo di iniziativa animalista (Rinascita Animalista). Istituisce con altri compagni di matrice marxista la rivista telematica antispecista "Liberazioni" allo scopo di studiare e approfondire il legame stretto tra le varie forme di dominio esercitate storicamente sui gruppi subalterni e gli altri animali. E' autore di diversi saggi su politica, prassi sociale e "questione animale".

SANDRO ZUCCHI è professore ordinario di Semiotica presso l’Università Statale di Milano. Coordina il Seminario su “Etica e animalismo” della stessa università.

domenica 10 gennaio 2010

Aplogia del dialogo.

Matematica, che paura o che passione? (RAIeducational)

Odifreddi: Poco, devo dire la verità. Perché è soltanto una parte della matematica quella che ha a che fare col calcolo, dall'abaco, certo, fino al calcolatore, uno strumento molto importante. Però la matematica è più di questo. C'è tutto un aspetto della matematica che ha a che fare anche col mondo esterno. Non soltanto per il ruolo di descrizione della natura, per l'uso cioè della matematica nella fisica o nella chimica. Così si continua a rimanere nella tradizione crociana e gentiliana, mentre la matematica si può usare anche a fini differenti. Per esempio Platone sosteneva che per imparare l'etica c'era bisogno della matematica, perché la matematica insegna appunto concetti come maggiore, minore, più grande, più piccolo, mezzo, giusto, proporzioni, tutti canoni che poi si usano nell'etica. E oggi nella "teoria dei giochi".
Ora, forse, nelle scuole sarebbe utile incominciare anche a insegnare questa matematica un po' moderna. Tipo la 'teoria dei giochi' e l'utilizzo che se ne fa in politica, oppure la matematica della prospettiva, per imparare a guardare i quadri di tutta una tradizione artistica occidentale che passa attraverso una struttura matematica, oppure cose tipo quelle usate nella letteratura dell'Oulipo da persone come Calvino ma anche da Perec. C'è tutta una matematica sommersa che non si pensa nemmeno che possa essere usata a fini umanistici. Quindi credo che concentrarci sull'abaco, o sul computer che è la sua versione moderna, sia un po' riduttivo. C'è il rischio che si finisca per credere che la tecnologia informatica sia il punto d'arrivo dello sviluppo scientifico.

Giorello: Io direi di più, che questa idolatria dello sviluppo tecnologico - "dall'abaco al computer" è il suo slogan, uno slogan molto alla moda - non è altro che, appunto, il rovescio della medaglia crociana. Comunque la matematica non va studiata perché è tecnica o va studiata perché è tecnica, ma siamo sempre lì. Si dimentica tutto l'aspetto qualitativo, non solo quantitativo, della matematica, che è così forte nella geometria contemporanea, nella topologia, nello studio dei sistemi dinamici: sono tutti settori che toccano grossi problemi di natura fisica, dal problema della stabilità del sistema solare, tanto per citare un esempio della filosofia naturale, al problema della stabilità di un mercato, e qui torniamo al contesto dell'economia.
Ora, perché non tener conto anche di questa dimensione qualitativa e dunque essenzialmente conoscitiva della matematica? E' una dimensione che lega la matematica a settori dell'umanesimo, dell'arte ma anche delle scienze sociali, anche alla filosofia. Voglio dire, perché non tornare a gustare il fatto che la matematica ci rende intelligibili situazioni che prima ci sembravano misteriose? Questa bellissima definizione della matematica è stata data da René Thom, uno studioso insignito della Fields Medal.

Odifreddi: Che tu hai intervistato a lungo, tra l'altro.

Giorello: L'ho intervistato a lungo per le sue teorie sulle catastrofi. E direi che ha soprattutto meritato il premio per i suoi grandi lavori in topologia differenziale.
Ecco, non dimenticare che la matematica ci rende intelligibili le cose. Come diceva Galileo, appunto: "Ho un linguaggio di figure e numeri che mi permette di localizzare i concetti". Ma se noi l'attività generativa del calcolo la stacchiamo da questa opera di comprensione, ne facciamo una pura tecnica: avremo dei tecnici bravissimi, ma non dei bravissimi matematici. Aveva ragione Clifford Truesdell, lo storico della meccanica, quando diceva che il calcolatore potrebbe essere anche una rovina dell'intelligenza e non un aiuto per l'intelligenza.

Odifreddi: Una volta ho coniato uno slogan che era ovviamente mutuato da Sartre. Sartre aveva scritto quel libretto negli anni '40-'50 in cui parlava dell'esistenzialismo e che diceva: "L'esistenzialismo è un umanesimo". Ecco, non si può dire che l'esistenzialismo sia una matematica, però si può dire che "la matematica è un umanesimo". È un modo di togliere di mezzo l'aspetto tecnicista della matematica, in quanto supporto della tecnica e delle scienze, e farne un umanesimo. Non magari "l'umanesimo" con l'articolo determinativo, ma almeno uno.

Giorello: Visto che abbiamo citato, nel bene nel male, dei grandi maestri della cultura italiana, citiamone ancora uno, Bruno De Finetti, il creatore della teoria delle probabilità moderna, o meglio dell'interpretazione cosiddetta soggettivistica delle probabilità. De Finetti ci ha insegnato a stimare le nostre convinzioni soggettive, il nostro grado di fiducia nell'accadere di un evento.
Quanto denaro scommetteremmo su un evento incerto, non so, che vinca la squadra del cuore al derby piuttosto che si realizzi una tale misura politica oppure che cresca un certo mercato. Ecco, De Finetti ci ha fatto vedere come convinzioni umane fallibili, veramente umane, troppo umane, possono poi però diventare lentamente degli algoritmi che funzionano. E si può quindi arrivare a un consenso pur partendo da stime di probabilità molto diverse. Così lavora la ragione degli uomini: appunto lentamente, costruendo dai propri errori, correggendo le proprie stime iniziali. Questa è, di nuovo, una grande lezione di umanesimo.

Odifreddi: E, complementare, c'è l'aspetto educativo della matematica, proprio in argomenti come questi. Per esempio la probabilità, a coloro che ne sappiano anche soltanto qualche rudimento, già insegna subito che non sarebbe bene giocare al Superenalotto o a tutti questi giochi d'azzardo, e nemmeno alla Borsa, tutto sommato. Mentre questi sono poi i mezzi con cui il "potere", tra virgolette, inteso in senso astratto, alla fine toglie i soldi a coloro che queste cose non le sanno. Quindi la matematica qui diventa effettivamente educativa: quando se ne sa un minimo si sta più attenti e non si vanno a buttare via i soldi.

Giorello: Georg Cantor il creatore della teoria degli insiemi, grande studioso dell' infinito matematico della seconda metà dell'Ottocento, diceva che senza la matematica c'era meno la libertà. Che è una grande esperienza di libertà intellettuale. D'altra parte i tiranni non amano la matematica.

Odifreddi: Tu non credi che Dio sia un matematico?

Giorello: Non lo so.

Odifreddi: Non so se Dio sia un tiranno…

Giorello: Certo, è un problema interessante. Non so se Dio è un tiranno…

Odifreddi: La metafora di Dio come matematico che crea l'universo, quella famosa immagine di Blake…

Giorello: Mi lascia un po' freddo, personalmente. È un'immagine molto bella, molto ricca di significato, però non corrisponde all'idea di una matematica che emerge, invece, lentamente dalla lotta per la vita e che è forse, all'inizio, un prodotto collaterale dello sviluppo della specie umana.

Odifreddi: Preferisci il contrario: i matematici sono dèi?

Giorello: Non vorrei dire che i matematici sono dèi. I matematici sono degli strani animali, degli animali lunari, questo lo diceva Aristotele ai filosofi. C'è una bella vignetta del grande matematico Sir Roger Penrose, nel suo libro "Il grande e il piccolo nella mente umana", in cui si vede un primitivo, un nostro lontano progenitore che invece di preparare delle armi per difendersi dalle belve comincia a tracciare degli strani segni sulla sabbia. Nascosto nella giungla, con l'aria di quello che aspetta il pranzo c'è un bel tigrotto dai denti a sciabola. Però io direi una cosa: le tigri dai denti a sciabola si sono estinte, i matematici ancora no.