Pagine

Vai al nuovo sito

sabato 27 novembre 2010

LIBERAZIONI: Anno I · n. 3 · Inverno 2010

Liberazioni n.3
LIBERAZIONI Rivista di Critica Antispecista
Anno I · n. 3 · Inverno 2010
> Officina della teoria
Matthew Cole
Dagli “animali macchina” alla “carne felice”
Un’analisi della retorica del “benessere animale” alla luce del pensiero di Foucault sul potere disciplinare e su quello pastorale
Raffaele Mantegazza
Un cantico per le creature
Tracce animaliste nel pensiero cristiano
Leonardo Caffo
Linguaggio e specismo
Tra Sapir Whorf e la questione animale
> Territori delle pratiche
Steven Best
Welfarismo, diritti animali e liberazionismo
Uno sguardo sul movimento animalista negli Stati Uniti
Aldo Sottofattori
Sugli argomenti indiretti e su quelli diretti
> Tracce e attraversamenti
Leonardo Caffo e Massimo Filippi
L’amore ai tempi dello specismo
Scimpanzé, investigatori e la quotidianità del male
Francesco Pullia
Per un’ontologia antispecista
Aldo Sottofattori
Farefuturo e gli animali
L’intraprendenza della destra nel panorama animalista
Filippo Trasatti
Nel sottosuolo, alla ricerca dell’origine perduta

giovedì 25 novembre 2010

COME SCRIVERE UN SAGGIO DI FILOSOFIA

Tratto da qui

1. Lo scopo della relazione di filosofia

Un elaborato di filosofia deve proporre l’analisi critica di una tesi ed una difesa ragionata di una certa posizione. (es. In queste pagine mi propongo di offrire alcune ragioni per rifiutare la tesi espressivista di Gibbard secondo la quale.... In alternativa, propongo di considerare alcuni argomenti avanzati a favore della interpretazione realista dei giudizi morali, secondo la quale...)
Ogni opinione deve essere difesa sulla base di ragioni (es. La critica di Williams alla teoria etica mi sembra poco convincente perché si basa su una concezione molto peculiare e ristretta dei compiti della teoria).

2. Le virtù di una relazione di filosofia

* Chiarezza: cercate di esprimervi in modo semplice e diretto. Usate un linguaggio semplice e conciso. La chiarezza è più importante dell’eleganza letteraria in questo caso. Usate i termini filosofici con accuratezza e precisione (consultate il dizionario filosofico se non siete sicuri).
* Analisi degli argomenti: offrite un’analisi critica del problema filosofico, presentate diversi approcci e confrontateli. Il lettore non è interessato alla vostra opinione in quanto tale, ma al modo in cui la difendete, alle vostre ragioni. Rendete le vostre ragioni esplicite. Provate a vedere a quali obiezioni sono vulnerabili. Cercate di rimediarvi.
* Offrite degli argomenti a favore della tesi che difendete. (A favore della tesi dell’autonomia si possono esibire certe pratiche comuni come quella del biasimo. Si biasimano le persone quando le si ritiene responsabili di una qualche azione cattiva. Se non attribuissimo loro autonomia, non avrebbe senso biasimarle.)
* Rendete chiara la struttura dell’argomento facendo spesso il punto della situazione. (Ho difeso la tesi dell’autonomia ricorrendo a due ordini di ragioni. In primo luogo, ho fatto notare che la pratica morale del biasimo presuppone l’attribuzione di autonomia. In secondo luogo, ...)
* Usate esempi per illustrare una tesi o per mostrare che vi sono contro-esempi alla tesi che state esaminando. (L’esempio di Gauguin così presentato mostra che gli obblighi morali non possono avere sempre priorità deliberativa. Il caso di Anna Karenina mostra che certi progetti fondamentali sono soggetti alla sorte e che quindi il giudizio morale su di essi può essere solo retrospettivo.)
* Date sempre una motivazione: perché vi interessa questo tema? Perché ritenete sia importante? (Il mio scopo è fornire una rappresentazione adeguata del disaccordo morale. Ciò è particolarmente rilevante per capire se ci sono disaccordi che resistono all’argomentazione razionale e che conseguenze hanno sulla convivenza civile.)
* Cercate sempre di dare la lettura più caritatevole dell’argomento che presentate, non riducete l’avversario ad una posizione ridicola: altrimenti perché bisogna prenderlo in considerazione?
* Quando proponete un’obiezione, cercate di immaginare si potrebbe replicare e indagate se l’autore in questione ha effettivamente preso in considerazione il tipo di obiezione che avanzate. Considerate se tali repliche (effettive o possibili) sono convincenti.
* Organizzazione logica: ciò che scrivete deve essere ordinato, argomentato e giustificato. Usate solo espressioni necessarie ad esprimere la vostra posizione. I paragrafi e le sezioni devono esibire una struttura logica.
* Avete poco spazio a disposizione: utilizzatelo per esaminare làargomento nei dettagli, non perdete tempo a dare informazioni generali (es. NON iniziate così Kant è un filosofo illuminista molto importante per l’etica contemporanea, nacque a Konigsberg una ridente cittadina della Prussia...MA così: Oggetto di questa relazione è la tesi kantiana dell’autonomia; sosterrò che vi sono buone ragioni per difendere una concezione kantiana dell’autonomia, in particolare....)
* Rendete esplicite le vostre tesi. (A mio avviso la tesi kantiana dell’autonomia spiega la nostra esperienza ordinaria della morale.)
* Nel primo paragrafo introduttivo illustrate lo scopo della relazione e il metodo (che cosa cercate di mostrare e quali sono I vostri argomenti). (Lo scopo di questo articolo è di difendere la tesi kantiana dell’autonomia. A questo scopo, userò due argomenti che fanno riferimento all’esperienza ordinaria.)
* Durante l’argomentazione ricordate al lettore a che punto siete nel vostro ragionamento, e che cosa si deve aspettare. Rendete la struttura dell’argomento esplicita e date sempre delle segnalazioni al lettore (Avendo presentato l’argomento a favore dell’autonomia, bisogna ora considerare se questo è un modello di autonomia desiderabile. È ciò che mi propongo di fare nella prossima sezione.)
* Concludete cercando di mostrate in che modo questa discussione è stata utile (a chi scrive, e a chi legge)
* Originalità: non è sufficiente fare una lista delle posizioni o di considerazioni slegate sul problema X, bisogna dare una struttura logica alla discussione. Ciò non significa che dovete dare un contributo filosofico originale, ma che dovete mostrare di poter difendere una convinzione filosofica sulla base di un argomento.

3. Abbozzi e schemi di argomentazione

Una relazione di filosofia deve esibire una struttura ed una organizzazione logica. Per renderla evidente, è utile avvalersi di abbozzi o schemi di argomentazione. Dite esplicitamente e chiaramente: a) lo scopo che vi prefiggete, b) per quale ragione ritenete che sia importante affrontare questo tema, c) presentate gli argomenti precisandone bene gli stadi (rendete esplicite le assunzioni implicite, segnalate i passaggi critici, immaginatevi le obiezioni, le repliche, fate esempi o contro-esempi), d) chiarite quali conseguenze seguono dalla vostra discussione.
4. Citazioni e Note

Se citate una fonte usate virgolette o separate il testo citato dal resto e indicate la fonte in nota.
Date sempre riferimenti bibliografici complete, secondo questo metodo:
Libro: Nozick R. (1981), Philosophical Explanations, Cambridge: Harvard University Press
Articolo in rivista: Rawls J. (1980), “Kantian Constructivism in Moral Theory”, Journal of Philosophy, 77, pp. 515-572
Volume collettaneao: Engstrom S. & J. Whiting (1996) Aristotle, Kant, and the Stoics, Cambridge: Cambridge University Press
Articolo in volume collettaneo: Herman B. (1996), “Making Room for Character”, in Engstrom, & Whiting 1996, pp. 36-60

Per i riferimenti nel testo, segnalate cognome dell’autore, data, pagina: Nozick 1981, p. 203.

Ogni attribuzione deve essere suffragata da riferimenti bibliografici (es. Williams attacca la tesi imparzialista, vd. Williams 1981, p. 15). Le citazioni debbono essere segnalate da virgolette e commentate. (es. Come scrive Williams: “xwy”, Williams 1981, p. 15. Questo passo mette in luce…)

5. Plagio e integrità accademica

Se la tesi che sostenete è derivata dalla lettura di lavori altrui, dovete riconoscere il vostro debito intellettuale in nota e citare precisamente la fonte da cui avete tratto ispirazione. Citare passi da altri lavori senza usare virgolette e senza riconoscere in nota la fonte è una violazione grave dell’integrità accademica: si chiama plagio.

domenica 21 novembre 2010

quiddities, cose da pazzi


Qualcuno dice che i giovani d'oggi non hanno voglia di discutere, di fare. Lo stesso qualcuno dice anche che non ci sono più le mezze stagioni, qui forse dice il vero, forse no.
Comunque, mentre i giovani stanno sdraiati sul divano, e fuori piove d'estate parlano di cose inutili, Dio, Scienza e libero arbitrio (saremo liberi di non avere un libero arbitrio?)
Comunque, registratevi qua, se siete ciovani senza speranza: quiddities!

martedì 16 novembre 2010

Non essere Dio di Vattimo

voto
Uno scrittore e un filosofo s'incontrano e dialogano per giorni... No, aspettate, ricominciamo. Due signori programmano la scrittura di un libro con intenti (un po'?) pubblicitari, raccolgano un po' di avventure (romanzate?) del protagonista - il filosofo - ed il risultato è un'autobiografia a quattro mani. Perché uno dovrebbe pensare di essere Dio? Leggendo il libro non si capisce ma si intuisce che non essere Dio dovrebbe implicare essere creature mortali e sofferenti che sbagliano infinite volte nel sentiero dell'esistenza. Vattimo racconta la sua vita a Paterlini che trascrive il tutto, anche se la maggior parte del testo narra gli episodi in prima persona. Veniamo a conoscenza dell'infanzia del filosofo, della guerra, delle sue esperienze da esule calabrese, del suo rapporto con un frate tomista che se lo portava in montagna a fare gli esercizi spirituali (ma a cui non ha mai confessato di essere gay). Scopriamo che le Brigate rosse lo volevano far fuori (a Vattimo, perché ricopriva, a quanto pare, una posizione fastidiosa), delle esperienze come preside di facoltà a Torino e del suo unico vanto che dice di aver sempre conservato... la libertà. A leggere attentamente il libro, analizzando il suo modo di esprimersi viene da chiedersi... Cosa intenderà Vattimo per libertà? Libertà di espressione? Libertà di filosofare? In alcuni punti il libro diventa interessante, ad esempio quando il filosofo racconta come nel 1961 tenne la prima conferenza filosofica tenuta a Torino, davanti a quelli che lui definisce i “mostri sacri” della filosofia di allora: Abbagnano, Chiodi, Guzzo, Bobbio, Pareyson etc: «Ho venticinque anni, il mio narcisismo è alle stelle»… Criptico come sempre. Uno spera che almeno quando non fa filosofia Vattimo sia chiaro, ma poi purtroppo scopriamo che Vattimo fa sempre filosofia, ovvero, è sempre poco chiaro. Leggendo Non essere Dio si trovano contraddizioni addirittura nel racconto autobiografico! Certo, si apprezza - e non poco - che un uomo che ha già raggiunto l'apice del successo scelga di mettere in piazza la sua esistenza, le sue debolezze, i trascorsi burrascosi, le paure e, infine, le grandi soddisfazioni che lo hanno portato ad essere dov'è adesso. Vattimo si sofferma - e quanta tenerezza si prova - sul 1979, anno in cui il “pensiero debole” diventa il titolo di un libro collettivo e ci dice «sembra incredibile oggi che tutti ne rifuggono come dalla peste»; per chi ha letto quel libretto sa che sarebbe impossibile non sfuggire da una tale radicalizzazione del pensiero di Heidegger, uno da cui, sicuramente, Vattimo ha imparato la chiarezza espressiva (sono sarcastico, per precisare eh). Questo libro edito da Aliberti racconta la vita di un uomo filtrata dagli occhi di un giornalista; si apprezza sicuramente la volontà di mettersi in gioco, di narrare se stessi. Ma una domanda si mostra in tutta la sua autenticità: per essere davvero liberi in un paese come questo abbiamo solo due strade, o non essere Vattimo o essere Dio?

sabato 13 novembre 2010

Stanchezze

So' stanco ... ecco. Eppure qualcosa, di misterioso, spinge ad andare avanti. Vediamo ...

domenica 7 novembre 2010