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mercoledì 3 febbraio 2010

L'intelligenza dei vegetariani (da vegan italia)

l Corriere della Sera il 7 gennaio 2007 ha pubblicato un breve articolo dal titolo “I più intelligenti scelgono la dieta vegetariana” in cui sta scritto: Chi ha un buon quoziente intellettivo (QI) a dieci anni ha maggiore probabilità di diventare vegetariano da grande.

Lo suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista British Medical Journal. La ricerca ha preso in considerazione oltre ottomila uomini e donne (dei quali si conosceva il quoziente intellettivo a dieci anni) che a trenta hanno risposto ad un questionario sulla loro propensione al vegetarismo.

Sulla rivista settimanale “Viversani” del 12 stesso anno, viene ripreso l’argomento con un articolo dal titolo “Vegetariani, da bambini erano più intelligenti” in cui si dice: Secondo uno studio pubblicato sul British Medical Jiurnal chi diventa vegetariano prima dei 30 anni, probabilmente da bambino aveva un quoziente intellettivo superiore al normale (con una media di 5 punti in più). Lo studio ha coinvolto più di 8.000 persone che all’età di 10 anni erano state sottoposte ad un test di intelligenza. Dopo 20 anni è stato preso in considerazione il loro tipo di alimentazione. Si è scoperto che i maschi vegetariani avevano totalizzato 106 punti, contro i 101 dei non vegetariani, mentre le donne vegetariane 104 punti contro i 99 delle non vegetariane. I ricercatori sostengono che questa è la dimostrazione scientifica del fatto che le persone più intelligenti sono anche le più sane (eliminare la carne, infatti, porterebbe benefici a cuore e arterie).

Da notare che se basta essere vegetariani per aumentare la propria positiva intelligenza con l’essere vegani non si può che ottenere il massimo dei benefici. Infatti il prof. Armando D’Elia nel suo libro “Miti e realtà dell’alimentazione umana” dichiara: Ricercatori dell’Università di Oxford, dopo una lunga serie di test condotti su studenti, hanno individuato il rapporto esistente tra il pH del sangue che nutre il cervello e l’acume intellettivo rivelando che tale acume aumenta proporzionalmente alla “basicità” del sangue che arriva al cervello. L’alimentazione tradizionale, a causa soprattutto della carne è, in quanto a rendimento finale, acidogena, con un pH sensibilmente inferiore a 7. Il sangue dell’uomo in salute richiede in permanenza un pH alcalino superiore a 7, aggiratesi all’incirca su 7,35. Se tali riserve mancano o sono insufficienti l’organismo ricorre alle sue riserve alcaline prelevando il calcio e il magnesio dalle ossa, dei denti, delle unghie ecc. provocando osteoporosi, carie dentarie ecc.. Acidificanti sono, oltre allacarne e al pesce, anche i cereali e i loro derivati, formaggi, legumi, zucchero industriale, le uova, il caffè l’alcol, l’aceto, lo yogurt. Sono invece alcalinizzanti tutta la frutta fresca, la frutta secca, tutti gli ortaggi a foglia o a radice,le mandorle, le patate.Lla scoperta degli scienziati di Oxford ci permette ora di sostenere con maggiore convinzione che il vegetarismo aumenta, oltre la speranza di vita anche la nostra intelligenza.Da rammentare, inoltre, che l’energia necessaria all’attività dei 100 miliardi di cellule mediamente presenti nel cervello umano è fornita da circa 200 grammi quotidiani di glucosio, combustibile ricavabile solo dagli alimenti di origine vegetale (ad eccezione del latte che lo contiene combinato con il galattosio).
Poi il prof. D’Elia riporta nel suo libro un lunghissimo elenco di illustri personaggi della storia (filosofi, santi, eroi, scienziati, poeti, scrittori ecc. ecc. i pilastri della cultura e della spiritualità universale del mondo, che sono stati, o sono, vegetariani. Ed egli sostiene che sia stata proprio il tipo di alimentazione adottata a favorire in loro lo sviluppo di un’intelligenza fuori dal normale. Io invece sostengo che proprio perché avevano, questi grandi personaggi, un’intelligenza fuori dal normale hanno scelto di essere vegetariani. E se fossimo anche modesti saremmo perfetti.

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