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lunedì 28 febbraio 2011

Liberazioni, nuovo numero!

Liberazioni Rivista di Critica AntispecistaLiberazioni n.4
Rivista di Critica Antispecista
Primavera 2011

> Officina della teoria
Massimo Filippi
Storia naturale. Tesi per una filosofia della natura

Roberto Marchesini
Filosofia postumanista e antispecismo

> Territori delle pratiche
Marco Maurizi
La disputa sugli argomenti indiretti: un falso problema

Steven Best
Un movimento per la liberazione totale

> Tracce e attraversamenti
Leonardo Caffo e Massimo Filippi
Cartesio e la separazione indimenticabile

Emilio Maggio
Considerazioni sul cinema inumano di Michelangelo Frammartino

Leonardo Caffo
Non serve la fantascienza. Note su automi, animali e teoria della mente

Eva Melodia
Riflessioni su buddismo e antispecismo

domenica 27 febbraio 2011

Questione di punti di vista ...



Oggi un mio caro amico ha perso il padre improvvisamente. Tante cose peggiori esistono a questo mondo, questo è certo. Ma questa cosa mi ha fatto più male ...
Il mio amico fa economia, ed appartiene alla gente "utile", così almeno dice Kent qua di sopra ma, gratta gratta, nella vita sarà importante, o gratificante, davvero non trovare la fila all'ufficio di collocamento? Credo di no, e non "c'ho" voglia di aggiungere altro, adesso. Adesso sono triste.

giovedì 24 febbraio 2011

Analytic philosophy and themes related to planned, natural, and artifcial languages

CALL FOR PAPERS | InKoj. Interlingvistikaj Kajeroj

http://riviste.unimi.it/index.php/inkoj

June – July 2011: Analytic philosophy and themes related to planned, natural, and artifcial languages

Advisory Editors: Brocca Ettore – Caffo Leonardo – Valore Paolo

Deadline for submission: May 2011

We invite scholars to submit papers focusing on the following topics:

1. Epistemological and ontological assumptions of artifcial and planned languages;

2. Formal logic considered as an artifcial language;

3. Cognitive linguistic and psychology of language;

4. The semantics of natural and artifcial languages;

5. The ethics of language.

Please send a pdf or a document in word format suitable for blind review to: paolo.valore@unimi.it

Instructions for Authors:

Max. length:

- papers: 20 pp. (50.000 types, blankets, notes, and references included). Papers must

include an abstract (between 600 and 700 types) and a reference list.

- commentaries: 7 pp.

- book reviews: 4 pp.

Languages: English, Italian.

Download the Inkoj stylesheet (LaTex): http://riviste.unimi.it/index.php/inkoj/article/view/488

InKoj. Interlingvistikaj Kajeroj. An Academic Journal of the University of Milan (Department of Philosophy) and CELE: Centre d'études linguistiques pour l'Europe. The peer-reviewed journal InKoj (Interlingvistikaj Kajeroj) aims at flling the need for a

place of academic discussion and study of themes related to planned and artifcial languages, including both logical-linguistical analyses of morpho-syntactical structures and lexicon generation, as well as from a thought-historical perspective, focusing on their underlying epistemological and ontological assumptions. It is a genuinely philosophical domain, as its analysis involves categorial taxonomies, formal logic, mystical or religious inspirations, political and artistic utopian projects. On the other hand, the feld's inherent inter-disciplinarity determines a structure as open as possible to contributions by researchers in other disciplines, from psychology to information sciences, from mathematics to linguistics. The journal will also qualify as a privileged setting to discuss projects related to the protection of linguistic parity through the implementation of

interlanguages, in plurilinguistic contexts such as the European Union.

domenica 20 febbraio 2011

Cosa succede nel nostro cervello quando siamo empatici?

Mercoledì 23 febbraio ore 19-21

presso l'Ordine Psicologi della Lombardia, corso Buenos Aires 75, Milano

conferenza su

Un approccio al tema della violenza e dell'empatia interspecifica


Presentazione del documento sulle valenze antiempatiche e antipedagogiche di situazioni e spettacoli in cui vengono impiegati animali senza rispetto per le loro caratteristiche di specie: circhi, zoo, sagre.
Il documento è già stato sottoscritto da oltre 600 psicologi

A cura della promotrice del documento, dr. Annamaria Manzoni, psicologa e psicoterapeuta OPL


Cosa succede nel nostro cervello quando siamo empatici?

Le basi neurali dell'empatia intra ed inter-specifica"

A cura del prof. Massimo Filippi, neuroscienziato, Università Vita-Salute, San Raffaele

giovedì 3 febbraio 2011

Alcune note, nuotanti

Se una pianta non può vivere secondo la propria natura, essa muore; e così un uomo. (Thoreau, dicono)
Ultimamente, diciamolo, ne abbiamo sentite delle belle (e delle brutte, punti di vista). La politica, arte nobile per definizione, sacrificio aristotelico a beneficio della collettività si è ridotta, e non solo nel bel paese, ad un modo per far soldi simile, per modi e maniere, ad attività imprenditoriali che si sfidano nella scalata al grattacielo di Horkheimer. Io non entro nel merito delle vicende, di nessuna vorrei dire, puttane e puttanieri, leccaculo e culi-umidi, giornalisti e giornalai. L'essere dotato di critica parola sa, già da solo, commentare quanto le varie agenzie di informazione gli dicono. Il vero problema qui, e non voglio scrivere di filosofia, è che si è perso il dominio d'azione sulle proprie esistenze - uno sbaraglio totale - che mira alla perdizione. Non riusciamo a padroneggiare ciò che, più intimamente, dovremmo riuscire a comprendere: il nostro tempo. Indipendentemente dal fatto che esista, o non esista, una dimensione oggettiva del tempo, indipendentemente dalle questioni fisiche complesse sulla natura di questa entità teorica, il nostro modo di vivere è profondamente malato, davvero malato.
Che ci sia bisogno di un impiego per vivere la vita è già cosa triste di per se ma che, questo tanto ambito impiego, oscilli tra l'inutile ed il violento qui risiede il vero problema. Qualunque cosa si dica, un mondo brutto, pieno zeppo di sofferenze ed ideologie giustificazioniste si erge intorno a noi offuscandoci. Eppure, di fronte alle urla della vita, alle grida dell'esistente, riusciamo solo ad occuparci di epifenomeni di ordine superiore: magistrati, presidenti, aziende ed imbecilli. E poi i dibattiti, le mostre, le conferenze e quante, quante energie indirizzate nel vuoto, perse nell'entropia e quanto poco basterebbe, invece, per bloccare questo scempio per dedicarsi, con pazienza, all'epoché.
Non servono ulteriori considerazioni per cambiare, cambiandosi. Le opinioni, così recitava un'insegna nel parlamento europeo, a ricordo, sono come i chiodi: se ci picchi su, entrano più a fondo nel muro.
Dicotomie inesistenti e falsi miti, esami universitari e conoscenze costruite, di questo abbiamo bisogno nell'alternanza della vita e mentre fuori, il cielo stellato conserva ancora una vista di tutto rispetto, nelle cantine del grattacielo gli animali urlanti, e gli schiavi morenti, ci permettono di continuare a giocare con la nostra vita aspettando, in religioso silenzio, che qualcun0 se la porti via per piangere un po', ed again.

mercoledì 2 febbraio 2011

Sul prossimo numero di Liberazioni, dicono.

Apparirà su Liberazioni (4: 2011):

Animali come automi

Secondo Cartesio[1] – le cui idee hanno influenzato buona parte della filosofia contemporanea – gli animali sono privi di mente, incapaci di pensare e la loro natura li rende simili a degli automi. Gli animali, infatti, come gli automi, non possiedono il linguaggio, inteso come capacità di combinare segni o parole in maniera creativa per comunicare i propri pensieri; e, inoltre, qualora anche manifestassero in certi specifici ambiti capacità superiori a quelle umane, fallirebbero poi in tutto il resto non essendo in grado di svolgere compiti per i quali non sono specificamente predisposti. Invece l’uomo, a differenza degli animali/automi, essendo dotato di mente e razionalità, è sempre in grado di affrontare nuove situazioni, poiché la razionalità è uno strumento universale utilizzabile in ogni occasione.

Da come Cartesio descrive gli automi sembrerebbe che questi siano delle copie di qualcos’altro e che, come copie, siano manchevoli di un’essenza autentica ed originale che li renda davvero in grado di affrontare le infinite vicissitudini dell’esistenza, ovvero, come scriverà qualche secolo più tardi Isaac Asimov, sono «programmati a comportarsi come si comportano»[2].

Le tesi cartesiane esposte nel Discorso sul metodo in relazione alle capacità cognitive degli animali e degli esseri umani, sono oggetto di un ampio dibattito nel mondo scientifico e filosofico contemporaneo, poiché sollevano, tra gli altri, importanti questioni sul piano morale. Sostenere, infatti, che gli animali siano simili a degli automi comporta che da un lato vengano loro disconosciuti stati mentali basilari quali il dolore o il piacere come conseguenza di capacità cognitive piuttosto che come semplice riflesso meccanico e istintuale, e dall’altro vengano privati di una teoria della mente che riconosca loro la capacità di attribuire ad altri individui un qualunque stato mentale. In altre parole, enunciati come “il mio cane è felice” o “quando sono triste il mio gatto mi viene sempre accanto” perderebbero completamente di senso.

Contro le tesi di Cartesio e la sua visione meccanicistica dell’animalità, che al contempo riduce l’animale in cosa e attribuisce all’uomo, in quanto dotato di mente, uno status speciale rispetto agli altri esseri viventi, si sono espressi molti autori[3] non solo in ambito filosofico; tra questi, basti ricordare il matematico Antoine Arnauld ed Elisabeth von der Pfalz, meglio nota come la principessa di Boemia. Entrambi, infatti, contestavano al filosofo che si potesse passare, dalla concepibilità di qualcosa (la mente senza un corpo), all’esistenza reale di questa cosa stessa e, in qualche modo, questo evidenzia come l’impossibilità di verificare l’esistenza della mente priva di un corpo mini il progetto cartesiano di nobilitare l’uomo proprio attraverso la proprietà di possedere qualcosa di cui, infatti, non è possibile verificare l’esistenza.

Uno degli ambiti in cui la relazione uomo/animale/macchina può emergere in tutta la sua complessità, emancipata da possibili pregiudizi accademici, è quello letterario, in particolare il filone fantascientifico. Leggendo, infatti, il racconto di Isaac Asimov dal titolo Il fedele amico dell’uomo è possibile immergersi, provando a seguire un percorso non prettamente scientifico, nel dibattito scaturito dalle tesi di Cartesio.

Cervello positronico, ovvero le menti delle “creature altre”

Asimov ci racconta di Jimmy, un ragazzino tutto tuta spaziale e gravità, la cui specialità è il salto del canguro sul cratere lunare. Robotolo, un automa dalle sembianze di cane, è il suo grande amico con cui trascorre, come sempre, le lunghe giornate.

Per tutti – anche per Jimmy – arriva però, inesorabile, il giorno duro della “verità”: il padre, pensando di fare un piacere al giovane cosmonauta, svela che quel piccolo corpicino lungo appena trenta centimetri, luccicante e con la testa senza bocca, occhi vitrei e bernoccolo, non è altro che un automa, una macchina che agisce secondo un programma (un codice sequenziale di istruzioni prestabilite) e non secondo volontà, materia fredda e inanimata che verrà presto sostituita con qualcosa di vero, qualcosa che può amare veramente e veramente essere amato.

Asimov ci pone di fronte ad almeno tre possibili piani di lettura: quello del padre (la scienza meccanicistica cartesiana), la cui comprensione del mondo avviene tramite modelli identitari e relazionali prestabiliti, razionalmente riconosciuti e riconoscibili e di conseguenza universali e immutabili; quello del figlio, che si rapporta al suo compagno di giochi, che potremmo definire diversamente-vivente, in termini di relazione, cioè di pura e semplice vita vissuta; e infine quello dell’automa, al quale è negata la possibilità stessa di avere un punto di vista.

Nella prima prospettiva, in cui si inserisce la tradizione filosofica che delinea, già a partire da Cartesio, l’idea dell’animalità robotica, non preoccupa solo ed esclusivamente perché mortifica le capacità degli animali, i loro sentimenti e le loro emozioni, ma soprattutto perché giustifica, in riferimento a principi generali e universali (la razionalità, appunto, come strumento discriminante universalmente valido), un sistema di violenza istituzionalizzato, la cui tragicità, in un crescendo esasperato, esplode oggi nella cosiddetta Questione animale. L’assassinio di animali perpetrato sistematicamente dall’uomo, l’enorme massacro di vite animali che, oggi ancor di più, avviene nell’indifferenza e nel silenzio più totali, è possibile proprio perché termini come «assassinio» e «massacro» perdono completamente di senso se non rivolti ad esseri ma a cose, ad automi. Se gli animali, come robot, non hanno teoria della mente e sono privi di stati mentali, «dolore» e «sofferenza» diventano termini vuoti inapplicabili allo stupro, costante, dell’animalità.

La maggior parte degli argomenti cartesiani, come quelli riguardo il dualismo mente – corpo, sono ancora discussi nella letteratura filosofica ma, alcuni studi sull’animal cognition[4] hanno ormai dimostrato, se pur in modo antropocentrico, le enormi potenzialità delle diverse specie, svelando la complessità che si nasconde dietro la genericità riduttiva del termine «animale» e come, il l’entità teorica “mente” abbia un’estensione molto più ampia che, infatti, non si riduce solo all’uomo.

Quello che stupisce nel racconto di Asimov, attraverso lo sguardo ingenuo di un bambino, è il messaggio di fiducia nei confronti dell’automa inteso come «altro da sé», come diverso. Il bambino Jimmy, ricevendo dal padre l’amara notizia riguardo al «cane – macchina», non reagisce come ci si potrebbe aspettare, provando sdegno ma per aver condiviso dei momenti, delle emozioni, con quella che viene definita – cartesianamente – una “macchina” ma replica: «Robotolo non è un’imitazione papà. È il mio cane»[5]. Jimmy continua la sua obiezione attraverso un’argomentazione molto complessa sostenendo che è impossibile stabilire quale sia l’imitazione di qualcosa e quale no, perché tutti potremmo fingere di avere sentimenti, gioie e dolori ma in realtà non averne affatto. Quello che conta, per Jimmy, è l’affetto che lui sente di ricevere da Robotolo, che è autentico, e ciò che gli viene detto non importa. Parafrasando Asimov, potremmo dire che ciò che conta, in una questione così complessa, non è quello che la scienza o gli argomenti di filosofia della mente ci dicono, ma quello che noi sentiamo nel momento del reale contatto con l’Altro, nel momento in cui, davvero, azzeriamo le nostre barriere concettuali e tendiamo la mano verso una profonda ricongiunzione con ciò che non possiamo carpire fino in fondo ma che, se pur con molte difficoltà, possiamo comprendere instaurando un percorso che mira al sentire, non al capire.

È attraverso questo richiamo alla sensibilità – sensibilità che lungi dall’essere “pazzia”, semplice cadere nell’emotività incontrollata e irrazionale, è semmai supportata da una razionalità autentica, che respingere per l’appunto l’impersonalità del razionalismo scientifico - che Jimmy da eroe fantascientifico diventa eroe antispecista, e comincia a stringere forte al petto Robotolo, sussurrandogli con dolcezza: «Ma che differenza c’è tra il comportamento di uno e quello di un’altro? Non si pensa a quello che sento io? Amo Robotolo, ed è solo questo che conta[6]».

Ed è così che il piccolo corpicino di Robotolo, il piccolo corpicino di un automa, si avvolge in un infinito abbraccio esistenziale con Jimmy, e ciò che resta di fronte l’umana arroganza e l’antropocentrica scienza è solo il suono, dritto al cuore, di una serie di acuti guaiti. Guaiti di felicità.



[1] Renato, Cartesio, Discorso sul metodo, trad. it. di Giuseppe, de Lucia, Armando Editore, Roma, 1999.

[2] Isaac Asimov, «Il fedele amico dell’uomo», in Id., Tutti i miei robot, trad. it. di Laura Serra, Mondadori, Milano 1985, pp. 9 – 12.

[3] Cfr. Sandro Zucchi, Descartes sulle differenze tra l’anima nostra e l’anima dei bruti, prima lezione del corso Cognizione, linguaggio e diritti degli animali” tenuto all’Università degli studi di Milano nell’anno accademico 2009-10, reperibile in http://www.filosofia.unimi.it/zucchi/NuoviFile/Uno-Descartes09.pdf.zip.

[4] Cfr. Felice Cimatti, Mente e linguaggio degli animali. Introduzione alla zoosemiotica cognitiva, Carocci, Roma 1998.

[5] I. Asimov, op. cit. p. 11.

[6] Ibidem, p. 12.