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domenica 30 maggio 2010

Bello ... è andata bene.

La maratona del 29 Maggio 2010 è andata bene. Poca gente ma ben confusa. Si è letto tanto e si è riso tanto ... ci si è commossi e i moduli da obiettore sono stati distribuiti con discreto successo. Bella giornata, da rifare. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato. Grazie, davvero.

sabato 29 maggio 2010

Narcisismo. Intervista

(apparso su Agora Vox del 29 Maggio 2010)

Ho avuto il piacere di essere intervistato da Damiano Mazzotti riguardo il lavoro svolto con RifaJ. Ecco come è andata.

Puoi raccontarmi come è nato il suo amore per la filosofia?
Non è semplice rispondere a questa domanda. Ero in quarto superiore al liceo classico Cutelli di Catania e la mia insegnante di filosofia era una vecchia senza interessi, di poca cultura e di scarso valore pedagogico. Sentivo, tuttavia, che la filosofia era molto di più di quello che lei ci faceva passare. Mio padre teneva nella sua libreria alcuni libri di filosofia e, tra questi, scelsi di leggere Walden di Thoreau, Il mondo di Sofia di Gaarder e Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta di Pirsig. Qualcosa dentro di me era cambiato, ero pronto per intraprendere un nuovo cammino. Quel cammino che mi ha portato poi a Milano a studiare filosofia con indirizzo logico ed epistemologico. L’amore per la filosofia analitica è nato dopo, con il mio primo esame di filosofia del linguaggio.

Come impiega il suo tempo libero e quali sono gli interessi culturali di un filosofo analitico?

Innanzitutto, va precisato che io non sono un filosofo analitico, ma ambisco ad esserlo. In questo momento studio per potermi un giorno definire tale (e speriamo di riuscirci). Il mio tempo libero è tutto per Flaminia, la mia ragazza. La Rivista Italiana di Filosofia Analitica Junior toglie molto tempo e mi è costata (a me e a tutti i ragazzi del gruppo) fatica mica da poco. Poi scrivere recensioni per Mangialibri, lavorare per Inkoj (un’altra rivista accademica), organizzare insieme ad altri il nostro seminario permanente di etica e animalismo e scrivere articoli per altre riviste sono, tutti insieme, impegni che accoppiati allo studio per la seconda laurea (il master in scienze filosofiche) di tempo ne lasciano ben poco.

Attualmente di cosa si occupa?

Mi sono laureato in Filosofia del Linguaggio con Elisa Paganini, la mia tesi prendeva in esame la formazione spontanea di una nuova lingua naturale concentrandosi, nella fattispecie, sul caso delle lingue Pidgin e Creole. Semplificando molto. Come da un protolinguaggio nato per situazioni di contatto forzato, nascano lingue potenti (Creole) quanto le altre lingue naturali umane come Italiano, Inglese e compagnia bella. Adesso sto finendo gli esami della specialistica, mi laureerò con Alessandro Zucchi. Ho proposto al mio relatore una tesi sul funzionamento logico dei condizionali e, nello specifico, su quelli che fanno uso di “Anche se...”. Sembra strano a sentirlo per la prima volta ma dietro i condizionali, ahinoi, si cela un mondo complesso di problemi e questioni logico – filosofiche. Non so ancora se accetterà il lavoro, vedremo.

La filosofia analitica potrebbe considerarsi come una specie di psicoanalisi linguistica della filosofia?

No, assolutamente. Però è comprensibile ad una prima analisi la domanda e i due termini possono essere, naturalmente, messi in relazione. Con l’espressione “filosofia analitica” ci si riferisce ad una corrente di pensiero sviluppatasi a partire dagli inizi del secolo scorso. Filosofi come Bertrand Russell, Ludwig Wittgenstein, George Edward Moore e Glottob Frege possono essere visti, di diritto, come alcuni dei padri fondatori di questo stile filosofico. Ciò che contraddistingue la filosofia analitica non è un insieme di tesi o convinzioni ma un metodo di cui alcuni capi saldi sono rintracciabili nell’argomentazione, nell’utilizzo della logica formale, nel rispetto per i risultati delle scienze naturali e nel valore del senso comune e delle intuizioni.

Quanto spazio riservate alla Filosofia della Scienza e che importanza ha questa disciplina nei confronti delle altre discipline e della società della conoscenza?

La filosofia della scienza è una disciplina che ha, come da manifesto, lo stesso spazio delle altre che compongono il complesso “puzzle” della filosofia analitica. Essa è la branca della filosofia che studia i fondamenti, gli assunti e le implicazioni della scienza, sia riguardo alla logica - matematica che alle scienze naturali, come la fisica o la chimica, sia riguardo alle scienze sociali, come la psicologia, l’economia o la giurisprudenza. L’obiettivo – complesso - della filosofia della scienza è quello di spiegare la natura prima dei concetti e delle asserzioni scientifiche. Direi dunque che l’importanza dentro quella che lei definisce, giustamente, società della conoscenza, e molta ma come spesso capita il giudizio degli incolti è deleterio; giudicando il lavoro dell’epistemologo come quello di un venditore di fumo.

La nascita della vostra rivista conferma che anche la filosofia si sta aprendo nella direzione di modelli “open source” e di contributi partecipativi sempre più sostanziosi. Mi può citare l’articolo più significativo fino a questo momento?

Ettore, io e gli altri ragazzi del gruppo abbiamo pensato sin da subito di garantire a tutti la possibilità di visualizzare i nostri contenuti in “open source” secondo il principio che diffondere la conoscenza è forse il primo vero compito del filosofo e della filosofia. Purtroppo la maggior parte delle riviste scientifiche rende i suoi contributi consultabili solo a pagamento e questo, noi delle redazione, ma credo di parlare a nomi di molti, lo riteniamo sbagliato. L’articolo più significativo… mah, io ho letto con molto piacere quello di Alessandra Galbusera dedicato a Magritte ma è una questione di gusti. Paolo Nori, scrittore che non ha bisogno di presentazioni, ci ha donato un suo pezzo. Personalmente lo consiglio a tutti.

E adesso, siccome l’Italia è diventata la Repubblica del Pettegolezzo, passo al gossip filosofico e ti chiedo cosa ne pensi di Stefano Moriggi, un filosofo della scienza quasi giovane…

Quando ho seguito il mio primo corso di Logica, il terzo modulo dedicato alla filosofia della scienza era tenuto, in parte da Giorello e in parte proprio

Moriggi. Non lo conosco abbastanza da poter giudicare e credo di non esserne neanche in grado. La mia opinione è che sia un bravo filosofo della scienza e che si dedichi con particolare attenzione alla divulgazione più che alla ricerca. Ma ripeto la mia impressione nel giudicare uno più grande e preparato di me, come dire, ha poca importanza.

Infine ti faccio la classica domanda di rito: puoi dare a nostri interlettori qualche importante anticipazione sui tuoi e sui vostri progetti futuri?

Tutti i ragazzi del gruppo di RifaJ hanno ambizioni che ci porteranno ad intraprendere concorsi finalizzati alla ricerca nel mondo dell’università e dell’editoria. La situazione in Italia non è molto buona ma siamo speranzosi. Per novembre dobbiamo finire il nuovo numero della rivista dedicata al tema “Argomentazione”. Poi ognuno di noi ha i suoi impegni, i miei sono quelli di laurearmi e preparare le carte per un dottorato, mi piacerebbe rimanere a Milano e lavorare con il mio attuale relatore. Spero inoltre che il mio attuale lavoro nelle varie riviste possa un giorno concretizzarsi in qualcosa che mi dia, perché no, anche una pagnotta da portare a casa. Poi c’è il sogno di aprire, con Ettore, una libreria anarchica con annessi, centro culturale e ristorazione vegana… ma questa è un’altra storia.

venerdì 28 maggio 2010

iPad is Here

C'era una volta il Macintosh ...

Era per pochi, non per tutti. Costava molto ma gli utenti amavano la loro nicchia, pochi programmi ma superiori. Oggi sono tutti con quello schermo luminoso in mano a scaricare le ultime applicazioni e poi, non sanno neanche la combinazione per un'uscita forzata. C'era una volta un'azienda che interpretava l'espressione "Pensa differente", oggi c'è un'azienda diversa, di massa e per tutti. I sogni scompaiono e arrivano i soldi. Questa è la società, questo il mondo. La mela morsicata è stata mangiata del tutto e Alan Turing è morto , poveraccio, per un pugno di stronzetti con l'iPod in tasca.

giovedì 27 maggio 2010

Intervista a Paolo Nori


Apparso sul suo sito

1) Qual è la situazione odierna della letteratura italiana? Quali autori non troppo noti ti sentiresti di annoverare nel “paradiso dei meritevoli”?

Della situazione odierna della letteratura italiana non ho un’idea molto precisa. Esce tanta roba e faccio fatica a leggere anche le cose che vorrei leggere. Mi succede spesso di consigliare i libri di Ugo Cornia e Daniele Benati.

2) Leggi i giornali? Come siamo messi secondo te a “libertà d’informazione”?

Non li leggo quasi mai. Per via della libertà, io ho l’impressione che la libertà dipenda da ciascuno di noi, che sia una specie di sentimento individuale che qualcuno ce l’ha, qualcuno no. L’idea di informazione, invece, non ce l’ho molto chiara. Se essere informati significa leggere i giornali, io devo dire che, quasi sempre, mi trovo meglio a essere disinformato.

3) Facci da oracolo… la “crisi”. Che è sta crisi?

In Padri e figli, di Turgenev, c’è questo passo:
Ma pensa! – disse Bazarov, – cosa significano le parole! L’ha trovata, ha detto: «crisi» e si è consolato. È stupefacente, come l’uomo creda ancora nelle parole. Gli dicono, per esempio, che è un coglione e non lo picchiano, si rattrista: lo chiamano intelligentone e non gli danno un soldo, prova piacere.

4) Quando hai iniziato davvero a scrivere storie?

Nel 1996.

5) Perché il tuo scrivere si ripropone come un linguaggio parlato? Che effetto ha tutto questo?

A un certo punto, mi è sembrato che le cose che mi succedevano intorno, le frasi che sentivo al bar, sotto casa, sugli autobus, potessero entrare nelle cose che scrivevo, e che l’idea di lingua letteraria, che era quello che cercavo fino ad allora, fosse una specie di fantasma incorporeo, rispetto alla lingua concreta che usavo e sentivo usare tutti i giorni.

6) Ti sto facendo domande del cazzo?

Questa non mi piace tanto.

7) Cosa consiglieresti ad un autore emergente per superare la sua condizione di “emergente”?

Quando studiavo russo, c’era un’insegnante che diceva: Per parlare russo bisogna parlare russo.

8) Come fai a farti cagare da un grande editore?

Mi sembra che siano cose che succedono.

9) A te come ti hanno cagato?

Ho pubblicato due libri con due editori piccoli.

10) Ultima domanda. Chi è in tre parole … Paolo Nori? (non valgono “sole”, “cuore” e “amore”)

Non lo so.

Basaglia e le Supercazzole!

Franco Basaglia e la Filosofia del '900
Leonardo Caffo
voto
I primi manicomi furono costruiti da monaci, dentro ci stava chiunque: da intellettuali scomodi a donne emancipate. Regolati secondo la sanità provinciale e gestiti da psichiatri e infermieri - rigorosamente di sesso maschile - i manicomi nel novecento erano costruiti in periferia secondo un'antica usanza, quella secondo la quale il terribile va nascosto al cittadino così come accadeva con i lager durante il nazismo e oggi con i macelli d'animali. Questi remoti posti orribili avevano al loro ingresso un giardino, più in là tra il verde c'erano i padiglioni. In quello più vicino alla strada c'era l'edificio di accoglienza; man mano che ci si allontanava dalla strada gli edifici ospitavano persone con problemi di gravità via via maggiore. Dentro i manicomi stavano i matti, praticamente resi matti però il più delle volte dal manicomio che li teneva dentro perchè erano teoricamente matti. Un triste paradosso che faceva girare la testa, oltre che le balle... Che poi la parola "matto" - oggi la Psichiatria l'ha dimostrato - non voleva dire neanche nulla. Nel 1978, in Italia, la Legge 180/78 di Franco Basaglia regolò la chiusura dei manicomi e furono quindi istituite nell'ospedale generale dei reparti di Psichiatria, case d'aiuto e supporto alle famiglie, centri diurni e ambulatori gestiti da psichiatri, psicologi, infermieri, assistenti sociali. Basaglia ebbe insomma il merito di salvare vite e dignità di migliaia di persone, di riabilitarne l'esistenze e di sensibilizzarci tutti facendoci capire che nascere con un problema psichiatrico o sviluppare in seguito un disturbo psicopatologico è una cosa che potrebbe capitare a chiunque, a partire da noi stessi e dai nostri figli...
Il 10 Dicembre 2008 si è tenuta a Milano, presso l'Università degli studi, una conferenza celebrativa dei 30 anni della Legge Basaglia. In questa occasine filosofi e intellettuali si sono riuniti intervenendo, ognuno a suo modo, sull'argomento. Il libro di cui ora leggete la recensione è il contenitore degli atti di quella giornata. In ambito accademico la dignità è poca, si sa, e tutto diventa occasione per pubblicare, parlare ed apparire. Questo testo si allinea perfettamente a questo andazzo generale. Gli interventi hanno titoli che farebbero ridere Basaglia che, con quel suo stile da cauto gentiluomo, non avrebbe neanche concepito che si parlasse di una sua fenomenologia o che si cazzeggiasse sul suo rapporto con Freud, uno che ha definito fino all'ultimo l'omossessualità come una malattia frutto delle devianze personali e sociali. Basaglia era uno che aveva capito, punto. I suoi occhi avevano incrociato troppe volte quello dei “matti” e ne avevano colto la poesia, frutto di una normalità usurpata dalla società stessa che pretendeva di guarirli. Questo libro è un insieme di supercazzole e il dvd allegato - con il quale pomposamente si diachiara di voler ricostruire "un filo rosso, della durata di poco più di trenta minuti, all’interno del movimento di pensiero dell’intera giornata" - è buono solo come portabicchiere.

mercoledì 26 maggio 2010

Vade retro ... acqua santa!


La docente è atea: due colleghe le spruzzano addosso l’acqua santa

Shandra Rodriguez, docente presso il liceo Blanche Ely di Pompano Beach, in Florida, ha ‘osato’ mattere a parte gli studenti del proprio ateismo. Due colleghe, irate per l’accaduto, hanno deciso di spruzzerle addosso, in pubblico, dell’acqua santa. Non si è trattata di una goliardata: le due insegnanti sono considerate appartenenti al movimento del Tea Party, e una delle due è moglie del pastore della locale chiesa battista. La voce di quest’ultimo si è fatta già sentire: “vogliamo sapere perché a un insegnante è permesso di insegnare ai nostri figli che Dio non esiste”, ha dichiarato al South Florida Times. Le due docenti sono già state sospese, e ora rischiano di essere rimosse dall’incarico

Russia: in ospedale per colpa dell’acqua santa

Oltre 200 devoti sono stati ricoverati in ospedale per aver bevuto ‘acqua santa’ nel corso della commemorazione dell’Epifania cristiano-ortodossa. E’ accaduto a Irkutsk, in Siberia. I fedeli accusano dolori intestinali, fitte e diarrea.


martedì 18 maggio 2010

Qualcosa non quadra!

(apparso su Caosmo, i diritti sono i suoi)

Qualcosa non quadra!

Sabato 29 Maggio, in via festa del perdono 7 si terrà una maratona di lettura, organizzata da Quilp, seminario permanente di etica e animalismo. Mi permetto di riproporre qui, anzi di anteporre qui, su Caosmo, quello che dirò come se lo dicessi adesso, vabé … si è capito. Mi sembrava giusto chiamare questo discorsetto (preliminare alla mia lettura di un testo di Coetze) “Qualcosa non quadra”.

Vediamo …

Ah, il discorso ha degli indirizzati diversi rispetto ai lettori del blog, quindi nessuno si senta chiamato in causa. Lo si è detto… è un esperimento e noi siamo le cavie.

«Se tutto andasse come dovrebbe andare… oggi non saremmo qui. Siamo qui e, dunque, mi sa che le cose non vanno mica bene. Ma partiamo dall’inizio che altrimenti sono guai. Leonardo da Vinci nasce nel 1452 e muore nel 1519. Era vegetariano e, per quello che alcune fonti ci hanno trasmesso, animalista convinto. Franco Libero Manco nel suo testo L’alba della nuova civiltà attribuisce a Leonardo queste parole: “Verrà il tempo in cui l’uccisione di un animale sarà considerata alla stessa stregua dell’uccisione di un uomo.”

Ora – lo ripeto – Leonardo, se davvero ha affermato quanto ci dice Manco, lo ha fatto a meno di esperienze del terzo tipo, intorno al 1500. Oggi è il 29 Maggio del 2010. Quel tempo pronosticato da Leonardo non è ancora arrivato. Cerchiamo di capire insieme il perché. L’omicido di un essere umano è un reato grave punito severamente dalle legislazioni delle società civili. Ancora, l’omicidio di un essere umano è considerato, tranne particolari eccezioni su cui non mi soffermerò, dalle teorie religiose come uno dei peccati più gravi di cui l’anima e lo spirito si possano macchiare. In Italia esiste una legge che tutela il diritto alla vita degli animali…

La legge in questione è la 463 del 1993 inserita nel codice penale; le sanzioni vanno dai 3 ai 18 mesi.Tralasciamo pietosamente, in questa sede, la discussione che si sofferma sulla “pochezza” della punizione e discutiamo di altro. Esiste dunque questa legge che punisce chi uccide gli animali. Intervistiamo ora un uomo che ha tutte le caratteristiche dell’uomo che conosciamo tutti, conosce il diritto, capisce l’italiano, ne coglie le implicature e conosce le sfacciettature della società. Una particolarità di quest’uomo, però, è quella di non essere esso stesso un individuo sociale ed è dunque all’oscuro di quail sono le reali e fattuali pratiche del nostro sistema.

Se chiedessimo a quest’uomo dopo avergli reso nota la legge 463 se, secondo lui, in Italia è possible restare impuniti dopo aver ucciso un animale possiamo essere sicuri che la sua risposta sarebbe: no. Se gli chiedessimo, incalzandolo, come giustificherebbe sulla scorta di questa legge l’istituzionalizzazione della morte dell’animale sicuramente, e dando per scontato che conosca un po’ di semplice “logichetta”, state sicuri che non avrebbe difficoltà ad individuare una contraddizione. Bene, anzi male, questa contraddizione giuridica esiste.

Esiste ed è arrivato ai suoi massimi storici. Permettetemi in una maratona letteraria di annoiarvi con un po’ di numeri. In Europa, ogni anno, per la sola sperimentazione muoiono 10.512.0001 di animali. Con un calcolo non complesso si può dimostrare che questo dato equivale ad affermare che in Europa muore un animale ogni 3 secondi. Badate bene che ho precisato che questo dato appartiene alla sola Europa e, nello specifico, alla sola sperimentazione animale. Il dato globale è disarmante. Per la sola produzione alimentare muoiono ogni anno nel mondo circa 6o miliardi di animali. 60 miliardi… Forse non vi è chiaro.

Noi uomini siamo, all’incirca, 5 miliardi. Sapete quante volte sta il numero 5 nel numero 60? 12 volte. Ogni anno muoiono animali per 12 volte il numero totale, non annuale, degli uomini presenti su tutta la terra. Un dato che fa rabbrividire. Come puo’ accadere tutto questo? Questa domanda non è, aime, una domanda comune. Se lo fosse, probabilmente, la risposta sarebbe più facilmente delineabile. Nella legge 463 del codice penale però, troviamo una postilla che potrebbe aiutarci. La punizione per chi uccide un animale è applicabile se e solo se, colui che ha commesso il delitto ha agito senza nessuna utilità o per semplice crudeltà. Dai mi dico, ci siamo. E’ tutta una questione di necessità. Sarà dunque necessario uccidere 60 miliardi di animali l’anno. O no? L’uomo è onnivoro signori miei. Cari animalisti ve lo svelo… l’uomo è onnivoro e deve dunque mangiare carne. Fine dell’entusiamo momentaneo.

Le Garzantine che ho qui accanto mentre scrivo questo pezzo mi svelano il significato di questa misteriosa parola: “onnivoro”. Cito testualmente. Per onnivoro si intende un organismo che si può nutrire indifferentemente sia di sostanze vegetali che di sostanze animali. Porco cazzo mi dico! Qui si usa il verbo potere, non dovere. L’uomo scopro approfondendo le mie ricerche non è un carnivoro obbligato. Un carnivoro obbligato è uno che se non mangia la carne muore, un esempio? Un gatto! L’uomo se non mangia la carne sta benissimo. Io ve lo posso dimostrare adesso per il solo fatto di essere qui, a parlare con voi. Qualcosa non quadra… Si era detto che la necessità è l’attenuante all’uccisone di un animale. Ancora, si era detto che di animali, ad esempio per nutritsi se ne fanno fuori parecchi. Si era ipotizzato dunque che nutrirsi di animali fosse necessario ma, adesso, scopriamo che questa necessità non c’è. Dunque tutti coloro che uccidono e concorrono all’uccisione di animali per nutrirsi saranno stati reclusi mi dico.

Mi giro un attimo e vedo un tizio che mangia un panino con il salame …

Ancora qualcosa non quadra. Mi sa che bisogna percorre un’altra strada per capirci qualcosa. Epicuro distingueve tra vari tipi di piaceri e, tra questi, vi erano quelli che arrecavano godimento ma non erano necessari. Lasciamo da parte la questione secondo cui, per Epicuro, anche le donne facevano parte di questi piaceri e soffermiamoci sul problema. Mangiare carne (e pesce, lo preciso perché h trovato degli ossimori viventi in giro: I vegetariani che mangiano il pesce) è a tutti gli effetti piacevole. Il gusto della carne è meravigliosamente buono. Io, ad esempio, andavo ghiotto di mortadella… sublime meraviglia mi dicevo! Per quanto alcune verdure siano prelibate non riescono, diciamolo, a equiparare il gusto della carne. Abbiamo però detto che mangiare questa carne non è necessario e che si può sopravvivere mangiando altro.

Può essere il solo piacere una giustificazione all’uccisione animale? Facciamo un’esperimento mentale. Oppure chiediamo a un comunista così come se lo imagina Berlusconi. Che sapore ha un bambino?Poseguiamo nell’esperimento e scopriamo: buono! Non solo, il più buono di tutti, il filetto in confronto è spazzature. Se il piacere fosse una buona giustificazione all’omicidio saremmo dunque giustificati a uccidere non so, un bel bambino paffutello e a farlo al forno. Che dite? Io dico che vi state vegognando! Ma non è grave. Socrate per bocca di Platone diceva che la vergogna è quel sentimento che porta l’uomo ad iniziare il percorso della filosofia. Beh, cari miei. Benvenuti nel mio mondo! Proprio in un dialogo di nome “Gorgia” un personaggio di nome Callicle, il vero protagonista del dialogo, viene spinto da Socrate attraverso il sentiero della vergogna.

Callicle sembra non vergognarsi mai di nulla ed è forte e compiaciuto che la sua vita sia un agire per il piacere. Dopo vari scambi verbali Socrate porta Callicle alla conclusione che agire per il solo piacere porterebbe a giustificare azioni coma la pedofilia. Vi dirò, a parte il nostro Papa, è un argomento che fa vergognare tutti. Anche Callicle dunque si vergogna e incomincia, per lui, la vera filosofia. Io, un giorno, parlando con Flaminia la mia ragazza, mi sono vergognato del mio mangier carne… mi sono vergognato a tal punto che ho azzerato tutte le mie convinzioni morali, ho valutato gli argomenti a favore dell’animalismo e alla fine, anche io come Callicle, ho intrapreso il cammino che porta verso la verità. Non sto dicendo che esita una verità, attenzione. Quello spetta ai profeti. Vi sto dicendo che esistono cose più vere di altre e questo ce lo dice la ragione, non il dogma. Io non trovo nessun buon motivo per mangiare gli animali e, guardate bene, lo stesso discorso fatto fin d’ora è facilmente applicabile al vestiario e, con opportune modifiche alla vivisezione.

Oggi, sventolando la bandiera del seminario, offriamo ad alcuni di voi che vogliono intraprendere la carriera dei veterinari dei moduli per l’obiezione di coscienza. Immaginate un medico che mangia gli uomini o che uccide l’oggetto stesso delle sue cure. Deontologicamente è un pugno sui denti non trovate? A veterinaria tutto è possible, anche questo. Imparate a guarire una mucca e poi, la sera, ve la fate arrosto. Uscite da questo sistema e squarciate il velo di Maya. La libertà individuale, quella di cui parlava Focault o, più recentemente Chomsky, è ancora possible. Molti di noi presenti oggi sono i nuovi mandarini… la nuova generazione intellettuale, quella a cui spetta il compito di cambiare la storia e il mondo.

Citando il fisico Clash rigurado al ruolo di questi individui di cui io, umilmente, mi sento parte: “Costoro non amano le regole, specie i regolamenti, e non hanno alcun rispetto per lo status quo. Potete citarli, essere in disaccordo con loro; potete glorificarli o denigrarli, ma l’unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli, perché riescono a cambiare le cose, perchè fanno progredire l’umanità. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio; perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambiano davvero“»

Beh dai.. non male l’idea di riproporre, anzi scusate, di anteporre un discorso su un blog.

Peccato la lunghezza scoraggi la lettura…

Se vi va di approfondire l’argomento prima di rispondere ad alcuni temi toccati nel discorso ecco un testo che vi consiglio:

domenica 2 maggio 2010

Recensione al nuovo libro di Giorgio Galli


Apparsa su Mangialibri
Leonardo Caffo
voto
Intrecciare psicologia e politica vuol dire tutto e vuol dire niente. La psicologia ha come oggetto lo studio dell'uomo da parte del uomo, la politica ha come oggetto l'amministrazione della società dove l'uomo stesso è inserito. Sembrerebbe naturale guardare alle due sfere come intrecciate o, almeno, influenzate reciprocamente. Nel 1950 Car Gstav Jung introduce il temine "sincronicità" per descrivere una connessione fra eventi, psichici o oggettivi, che avvengono in modo sincrono, cioè nello stesso tempo, e tra i quali non vi è una relazione di causa-effetto ma una evidente comunanza di significato. La sincronicità è relativa quindi alle "coincidenze significative"…
Le coincidenze significative è anche il titolo del nuovo libro di Giorgio Galli che, esplorando la storia italiana ed internazionale, rintraccia rapporti tra fatti che, se pur reciprocamente influenzati, sono svincolati da un rapporto di causa ed effetto. La cronaca, gli eventi politici, le guerre, i conflitti offrono numerosi esempi di coincidenze; trovare un nesso che lega scientificamente la maggior parte di questi eventi è impossibile, eppure la nozione di “sincronicità” jungiana calza a pennello; non vanno cercate spiegazioni razionali perché «La causalità è solo un principio, e la psicologia non può venir esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito (la psiche) vive ugualmente di fini». Nel lavoro di Giorgio Galli coincidenze e politologia sono magistralmente abbinate attraverso incursioni nelle vicende di Matteotti, Mussolini e Moro, attraverso presidenti degli Stati uniti apparentemente lontani come Obama e Reagan. Un esempio di “coincidenza significativa” impressionante vale la pena di riportarlo per intero: “Era l’11 Settembre. Distolti dalla loro missione ordinaria da piloti decisi a tutto, gli aerei sprofondano nel cuore della metropoli, risoluti ad abbattere i simboli di un potere politico detestato. E’ un attimo: le esplosioni, le facciate che deflagrano, i crolli in un fracasso infernale, i sopravvissuti atterriti che fuggono imbiancati dalle macerie. E i media che diffondono la tragedia in diretta…” A cosa vi fa pensare? Al contrario di tutto ciò che immediatamente possono trasmettere queste parole, quello che raccontano, veramente, non è la tragedia di New York, ma quella di Santiago del Cile, l’11 Settembre del 1973. “11” – “Settembre”: ecco un esempio di coincidenza significativa. Galli interpreta davvero originalmente la nozione di Jung e la applica alle sue conoscenze da Politologo; il risultato è un libro dal duplice interesse psicologico e societario che, personalmente, consiglio a tutti. Rinfresca la memoria storica, invita a riflettere e istruisce su tante piccolezze ai più nascoste.