Pagine

Vai al nuovo sito

giovedì 27 maggio 2010

Basaglia e le Supercazzole!

Franco Basaglia e la Filosofia del '900
Leonardo Caffo
voto
I primi manicomi furono costruiti da monaci, dentro ci stava chiunque: da intellettuali scomodi a donne emancipate. Regolati secondo la sanità provinciale e gestiti da psichiatri e infermieri - rigorosamente di sesso maschile - i manicomi nel novecento erano costruiti in periferia secondo un'antica usanza, quella secondo la quale il terribile va nascosto al cittadino così come accadeva con i lager durante il nazismo e oggi con i macelli d'animali. Questi remoti posti orribili avevano al loro ingresso un giardino, più in là tra il verde c'erano i padiglioni. In quello più vicino alla strada c'era l'edificio di accoglienza; man mano che ci si allontanava dalla strada gli edifici ospitavano persone con problemi di gravità via via maggiore. Dentro i manicomi stavano i matti, praticamente resi matti però il più delle volte dal manicomio che li teneva dentro perchè erano teoricamente matti. Un triste paradosso che faceva girare la testa, oltre che le balle... Che poi la parola "matto" - oggi la Psichiatria l'ha dimostrato - non voleva dire neanche nulla. Nel 1978, in Italia, la Legge 180/78 di Franco Basaglia regolò la chiusura dei manicomi e furono quindi istituite nell'ospedale generale dei reparti di Psichiatria, case d'aiuto e supporto alle famiglie, centri diurni e ambulatori gestiti da psichiatri, psicologi, infermieri, assistenti sociali. Basaglia ebbe insomma il merito di salvare vite e dignità di migliaia di persone, di riabilitarne l'esistenze e di sensibilizzarci tutti facendoci capire che nascere con un problema psichiatrico o sviluppare in seguito un disturbo psicopatologico è una cosa che potrebbe capitare a chiunque, a partire da noi stessi e dai nostri figli...
Il 10 Dicembre 2008 si è tenuta a Milano, presso l'Università degli studi, una conferenza celebrativa dei 30 anni della Legge Basaglia. In questa occasine filosofi e intellettuali si sono riuniti intervenendo, ognuno a suo modo, sull'argomento. Il libro di cui ora leggete la recensione è il contenitore degli atti di quella giornata. In ambito accademico la dignità è poca, si sa, e tutto diventa occasione per pubblicare, parlare ed apparire. Questo testo si allinea perfettamente a questo andazzo generale. Gli interventi hanno titoli che farebbero ridere Basaglia che, con quel suo stile da cauto gentiluomo, non avrebbe neanche concepito che si parlasse di una sua fenomenologia o che si cazzeggiasse sul suo rapporto con Freud, uno che ha definito fino all'ultimo l'omossessualità come una malattia frutto delle devianze personali e sociali. Basaglia era uno che aveva capito, punto. I suoi occhi avevano incrociato troppe volte quello dei “matti” e ne avevano colto la poesia, frutto di una normalità usurpata dalla società stessa che pretendeva di guarirli. Questo libro è un insieme di supercazzole e il dvd allegato - con il quale pomposamente si diachiara di voler ricostruire "un filo rosso, della durata di poco più di trenta minuti, all’interno del movimento di pensiero dell’intera giornata" - è buono solo come portabicchiere.

Nessun commento:

Posta un commento