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giovedì 9 settembre 2010

Genius loci

Dopo un po' di pausa da "recensore" eccomi di nuovo on-line, su Mangialibri ovviamente

voto
Genius loci: il significato di questa locuzione è spesso ignorato, e viene perlopiù utilizzata da architetti per definire metaforicamente l'identità di un luogo. Francesco Bevilacqua - che ama definirsi un “cercatore di luoghi dimenticati” - imposta questo libro in modo autobiografico. Lo si capisce dalla dedica iniziale ma già il primo capitolo che narra una sua esperienza di passeggiata in mezzo ai boschi rende l'idea. Da Goethe ad una certa filosofia naturalistica è passata l'idea che la natura nella sua radice più profonda debba rimanere immacolata anche al passaggio dell'uomo. L'autore del testo ripercorre quest'idea esplorando la visone del “Genius Loci” come Dio e chiedendosi se, come e quando questa idea possa trovare spazio nel nostro tempo. La camminata per boschi assume nella visione di Bevilacqua un ruolo tra il mistico e il terapeutico, ripercorrendo concezioni simili, come quella di Neruda che considerava il bosco preludio della vita o quella di Thoreau che sull'argomento ha scritto il breve saggio Camminare...
Il libro è breve ma intenso. Una bibliografia molto esauriente raccoglie testi di filosofia come quelli di Paolo D'Angelo e testi di alta letteratura come quelli di Neruda. L'impronta autobiografica, come già detto, è presente ma non ingerente nel testo che risulta un quasi–saggio di filosofia del “buon costruire”. Le citazioni sono un po' troppo ammassate l'una sull'altra, in alcuni punti del libro si fatica a cogliere il pensiero dell'autore che sembra occupato più che altro a collezionare aforismi. Se cercate un libriccino leggero ma non banale e siete appassionati magari del pensiero che sta dietro l'eco–architettura, avete trovato ciò che fa per voi (ma senza pretese). Con questa mania del rapporto uomo–natura i libri validi sull'argomento si sono rarefatti notevolmente, districarsi tra gli scaffali non è facile. L'opera di Bevilacqua sta a metà tra la mania del parlare e il piacere del raccontare: alla vostra sensibilità personale la scelta della prospettiva.

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