Che ci sia bisogno di un impiego per vivere la vita è già cosa triste di per se ma che, questo tanto ambito impiego, oscilli tra l'inutile ed il violento qui risiede il vero problema. Qualunque cosa si dica, un mondo brutto, pieno zeppo di sofferenze ed ideologie giustificazioniste si erge intorno a noi offuscandoci. Eppure, di fronte alle urla della vita, alle grida dell'esistente, riusciamo solo ad occuparci di epifenomeni di ordine superiore: magistrati, presidenti, aziende ed imbecilli. E poi i dibattiti, le mostre, le conferenze e quante, quante energie indirizzate nel vuoto, perse nell'entropia e quanto poco basterebbe, invece, per bloccare questo scempio per dedicarsi, con pazienza, all'epoché.
Non servono ulteriori considerazioni per cambiare, cambiandosi. Le opinioni, così recitava un'insegna nel parlamento europeo, a ricordo, sono come i chiodi: se ci picchi su, entrano più a fondo nel muro.
Dicotomie inesistenti e falsi miti, esami universitari e conoscenze costruite, di questo abbiamo bisogno nell'alternanza della vita e mentre fuori, il cielo stellato conserva ancora una vista di tutto rispetto, nelle cantine del grattacielo gli animali urlanti, e gli schiavi morenti, ci permettono di continuare a giocare con la nostra vita aspettando, in religioso silenzio, che qualcun0 se la porti via per piangere un po', ed again.
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