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giovedì 3 febbraio 2011

Alcune note, nuotanti

Se una pianta non può vivere secondo la propria natura, essa muore; e così un uomo. (Thoreau, dicono)
Ultimamente, diciamolo, ne abbiamo sentite delle belle (e delle brutte, punti di vista). La politica, arte nobile per definizione, sacrificio aristotelico a beneficio della collettività si è ridotta, e non solo nel bel paese, ad un modo per far soldi simile, per modi e maniere, ad attività imprenditoriali che si sfidano nella scalata al grattacielo di Horkheimer. Io non entro nel merito delle vicende, di nessuna vorrei dire, puttane e puttanieri, leccaculo e culi-umidi, giornalisti e giornalai. L'essere dotato di critica parola sa, già da solo, commentare quanto le varie agenzie di informazione gli dicono. Il vero problema qui, e non voglio scrivere di filosofia, è che si è perso il dominio d'azione sulle proprie esistenze - uno sbaraglio totale - che mira alla perdizione. Non riusciamo a padroneggiare ciò che, più intimamente, dovremmo riuscire a comprendere: il nostro tempo. Indipendentemente dal fatto che esista, o non esista, una dimensione oggettiva del tempo, indipendentemente dalle questioni fisiche complesse sulla natura di questa entità teorica, il nostro modo di vivere è profondamente malato, davvero malato.
Che ci sia bisogno di un impiego per vivere la vita è già cosa triste di per se ma che, questo tanto ambito impiego, oscilli tra l'inutile ed il violento qui risiede il vero problema. Qualunque cosa si dica, un mondo brutto, pieno zeppo di sofferenze ed ideologie giustificazioniste si erge intorno a noi offuscandoci. Eppure, di fronte alle urla della vita, alle grida dell'esistente, riusciamo solo ad occuparci di epifenomeni di ordine superiore: magistrati, presidenti, aziende ed imbecilli. E poi i dibattiti, le mostre, le conferenze e quante, quante energie indirizzate nel vuoto, perse nell'entropia e quanto poco basterebbe, invece, per bloccare questo scempio per dedicarsi, con pazienza, all'epoché.
Non servono ulteriori considerazioni per cambiare, cambiandosi. Le opinioni, così recitava un'insegna nel parlamento europeo, a ricordo, sono come i chiodi: se ci picchi su, entrano più a fondo nel muro.
Dicotomie inesistenti e falsi miti, esami universitari e conoscenze costruite, di questo abbiamo bisogno nell'alternanza della vita e mentre fuori, il cielo stellato conserva ancora una vista di tutto rispetto, nelle cantine del grattacielo gli animali urlanti, e gli schiavi morenti, ci permettono di continuare a giocare con la nostra vita aspettando, in religioso silenzio, che qualcun0 se la porti via per piangere un po', ed again.

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